sabato 5 maggio 2012

GOTICO PIEMONTESE - 8ava puntata


  Guardandosi intorno con fare spavaldo, Antonia entra nella locanda di Isabella, fra lo stupore generale.
  Seduto in un angolo a bere tutto solo, come consuetudine, c'è Fosco; l'unico che pare non prestare particolare attenzione al suo ingresso.
  Guance arrossate, voce roca ed un non so ché di languido ad avvolgere tutta la sua persona, Antonia si rivolge ad Isabella, che la guarda come si guarderebbe un fantasma: <<Dammi del vino, presto!>> _ le intima, stupendosi persino di se stessa.
  Nella locanda è calato un silenzio di tomba, tutti in attesa di vedere come proseguiranno le cose.
Isabella, data in sposa ad un uomo che prima o poi – se e quando il Signore lo vorrà – tornerà dalla Terra Santa, manda avanti da sempre, contando sulle sue sole forze, la taverna con caparbietà ed esperienza. I modi gentili, talvolta poco femminili, caratterizzano la sua gestione.
  Nella sua vita ne ha viste tante, ma mai prima d'ora le era capitato di restare tanto inebetita, pressoché incapace di pensare, di rendersi conto di cosa accada.
  La dolce Antonia, tutta casa e Chiesa, è al bancone che tracanna vino tutto d'un fiato, e senza vergogna alcuna – ma al contrario, con palesata intenzione – mette in mostra un seno ancora bellissimo. Nello sguardo e nel sorriso le si può leggere una malizia mai vista prima.
  Tutti gli avventori – tranne Fosco, che non perde occasione per farsi notare nella sua diversità dagli altri – sono ormai seriamente spaventati, riuniti vicini l'uno all'altro attorno al tavolo centrale, come per farsi forza.
  Con un sorriso beffardo e un gesto lascivo, Antonia scuote i neri capelli che le incorniciano il volto per cadere suadenti sulle spalle, si gira verso i clienti fino a che non è certa che gli uomini, uno per uno, non la stiano guardando con desiderio (persino Fosco, almeno per un istante, sembra cadere nella sua trappola) poi torna a rivolgersi ad Isabella: <<Dammene un altro>> _ e con un solo sorso svuota anche il secondo bicchiere di vino.
  Dopo aver lasciato una moneta sul bancone, ancheggiando scandalosamente si dirige verso l'uscita, ma prima di uscire reclina leggermente la testa all'indietro, e rivolgendosi ai loro volti sgomenti domanda divertita: <<Allora, avete visto il diavolo?>> _ e se ne va sempre ancheggiando, lasciando dietro sé solo il suono sinistro di una risata sguaiata e volgare, e la scia di un irresistibile profumo che nessuno di loro aveva mai sentito prima.
  Avendo assistito alla scena, fugge terrorizzato dalla taverna Enrico (per tutti i paesani semplicemente Ricu), con la solita espressione ebete stampata in volto, enfatizzata ora dagli occhi azzurri strabuzzati dalla paura e da quel malsano desiderio che Antonia ha instillato anche in lui.
  Corre via con gambe tremanti, e ogni quattro passi si gira indietro, verso quella donna divenuta in evidente potere del diavolo. Lei allora comincia a seguirlo, e con voce struggente gli grida: <<Ricu...Tesoro mio...Dai bambino! Vieni Enrico....IO TI AMO!!>>
  Chi la vedesse adesso, senza conoscerla, non potrebbe che credere alle sue parole; mentre quanti l'hanno udita, conoscendola, sono agghiacciati.

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