martedì 24 marzo 2020

Guarda che luna




 Femmina, magica, influente. Splendente, senza essere abbagliante. Si accontenta di riflettere, e questo, lungi dal lasciarla in disparte, la rende protagonista.
 Da sempre avverto la Luna particolarmente vicina, e guardo a lei come ad una guida, ad un faro di speranza.
 Guarda che luna. Sotto questa stessa luna, un'unica faccia mostrata, si specchiano vette, pianure, campagne, mari, deserti, città. Uomini, con le loro storie.
 La Luna la porto con me sempre. Anche quando fisso un punto nel vuoto, e non importa se davanti io abbia una sedia, un muro o la montagna fuori dalla finestra, mentre nulla permea il mio sguardo volto alla rassegnazione.
 Eppure, sepolta e velata in fondo agli occhi, permane una scintilla.
 Oggi, luna nuova. Non si scorge, eppure c'è.

 In questi giorni la Natura ci sta dimostrando come il pianeta Terra, se noi ci facciamo da parte, viva meglio. Ci sta dimostrando come un essere microscopico - tale Covid19 - sia in grado di metterci in ginocchio, con buona pace del nostro supponente antropocentrismo.
 Ieri ho dovuto uscire, ed un breve giro in macchina mi ha riportato alla mente un incubo fatto da bambina, credo fra i sette ed i nove anni di età, e mai dimenticato: io, che a tre anni, senza capire esattamente cosa significasse, chiedevo ossessivamente a mio padre - «Papà, me l'hai comprato il negozio?!» -  mi sono trovata a sognare un paese deserto con tutti i negozi chiusi, gli ingressi sbarrati da muri di mattoni.
 Ieri gli ingressi non erano sbarrati da mattoni, ma il senso di smarrimento e angoscia erano i medesimi di quell'incubo. Di un pianeta che prosegue a vivere, mentre l'umanità, in pericolo, si nasconde.

 E se la paura, da una parte, tira fuori il più atavico egoismo e le peggiori rivalità fra le persone, dall'altra fa anche brillare la solidarietà e l'altruismo dei tanti uomini e donne di buona volontà. Solo che il Bene - un po' come la Luna - tende ad essere meno eclatante, a fare meno rumore del Male.
 Questa terribile emergenza, lascerà tante, troppe vittime innocenti (come non hanno mai smesso di essercene in ogni angolo del mondo, solo che quando non si è direttamente coinvolti non si ha paura) ma, ne sono certa, porterà ad una rinascita a tutto tondo, persino dal punto di vista economico.
 Starà a noi, quando sarà l'ora, saper rinascere correttamente. Consapevoli, finalmente, che non siamo il vertice di questo Pianeta, ma ne siamo parte, e possiamo continuare a farne parte soltanto rispettandone equilibrio ed armonia.
 Dimostrando, finalmente, di essere davvero la specie intelligente.
 Altrimenti saranno tutti COVID nostri. Perché ne verranno altri.


domenica 8 marzo 2020

8 marzo 2020



Nessuno dice che sia bello, nessuno dice che sia facile. Nessuno dice che non vi siano ripercussioni economiche.
Il punto è che, se non facciamo tutti assieme questi piccoli sacrifici, ci troveremo tutti assieme a vivere una catastrofe, sia sanitaria, che economica.
Osservo le reazioni della gente, e mi accorgo che ora, ovunque e sempre, anche quando quest'emergenza sarà superata, il vero problema è l'antropocentrismo. L'Uomo, che si mette al centro del tutto, davanti a tutto. L'essere umano, unico essere vivente su questo pianeta, che non accetta d'essere parte di un equilibrio. L'Uomo, che non si ferma, neppure è più capace di rallentare. Fino a quando la Natura non lo costringe, brutalmente.
Ora siamo di fronte ad un virus terribilmente infettivo, e dalla sintomatologia subdola, non ancora - per via delle tempistiche ridotte - pienamente chiara neppure a medici e virologi.
Ed occorre che tutti quanti rallentiamo, ci fermiamo il più possibile, prima che Covid19 ci imponga, con violenza, di fermarci del tutto.
Chiunque intenda continuare ad ignorare le disposizioni di contenimento del contagio, ed inviti altri a farlo, in nome della normalità e del rischio economico, è un criminale. E non mi si venga qua ad invocare la libertà di pensiero, perché un pensiero che metta in pericolo la collettività, è un crimine. Altrimenti ci toccherebbe rispettare coloro che, per la strada, in macchina o in moto superano i limiti di velocità (e di buonsenso!) e magari si mettono pure alla guida drogati e/o ubriachi, perché loro non hanno paura.

In questa giornata internazionale della Donna, il mio pensiero, declinato al femminile, va ad una nazione, l'Italia; che amo visceralmente, persino quando chi ci governa combina pasticci ingiustificabili, come fughe di notizie anzitempo, ed altri miei connazionali mi fanno provare vergogna, con la loro fuga nella notte, emblema di una paura che scatena il più feroce degli egoismi.



Il pensiero al femminile, continua poi con un doveroso omaggio ad una bella "storia", che parla di un'infermiera, e di una pizza... Tutto al femminile:


Lo scorso 5 marzo, Sabina Baggioli, infermiera presso l'ospedale Manzoni di Lecco, alle prese con un estenuante tour de force causa contagi da Covid19, dal suo profilo Facebook ci informa di una straordinaria vicenda di umanità: lei e i suoi colleghi, stremati, decidono di concedersi una pizza "a domicilio", ovvero, all'ospedale dove lavorano, perché praticamente ormai sono relegati a vivere lì. Come se loro una vita privata non ce l'avessero... Eppure non li sentiamo lamentare come chi viene invitato a rinunciare ad una gita fuori porta. 
Quando arriva il fattorino con la consegna delle pizze, Sabina fa per pagare, ma si sente rispondere che una donna, presente in pizzeria quando è arrivata la sua telefonata, ha già provveduto a saldare il conto, come ringraziamento ad un'intera categoria, che sta lavorando instancabilmente, con abnegazione, per la salvezza e la tutela di tutti noi. 


La Natura è Madre, è femmina. Ed è innegabile la forza viscerale che alberga dentro ad ogni Donna. Ma i miei auguri, come ogni anno, nel nome dell'inclusività, vanno ad ogni Donna, e ad ogni Uomo che se ne renda degno. Perché solo uniti possiamo avanzare, e la giornata internazionale della Donna potrà essere una festa solamente quando avremo raggiunto il rispetto. Per tutti. 

venerdì 6 marzo 2020

Fra neve e Covid19, in montagna si guarda ad un futuro "verde"




 ROURE (Torino) _ "Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento" sosteneva Charles Darwin.
 Così, in tempi di Covid19, il mondo dell'istruzione sta dando prova di una versatilità che, chi lo sa, potrebbe anche rappresentare vantaggi una volta finita quest'emergenza.
 È il caso del Politecnico di Torino, che lunedì 2 marzo ha visto sette tesisti discutere la loro tesi e laurearsi in remoto.
 «C’è stato un attimo di vero smarrimento, abbiamo saputo all’ultimo che non sarebbe stato possibile recarci in aula a discutere le tesi». A parlare è Federica Marchetti, che lo scorso lunedì 2 marzo è stata fra i primi in tutta Italia a laurearsi in collegamento web.
 Definisce l’esperienza surreale, ma, alla fine, assolutamente positiva: «Mi trovavo nella mia casa in montagna, a Roure, [fra le montagne della Val Chisone, n.d.r.] dove ho invitato amici e parenti che sarebbero stati presenti nell’aula universitaria… Ma così ha potuto essere presente anche Fragola!»

 Fragola è la sua inseparabile e dolcissima cagnolina.

 Marchetti spiega che, in collegamento internet, tramite apposito programma, erano presenti tutti, con webcam e microfoni; l'intera commissione di laurea ed i compagni: «C’erano i relatori, i quali hanno a turno introdotto il loro tesista; ciascuno di noi ha discusso la laurea, mostrando la presentazione Power Point… E verso le 11 c’è stata la pausa, per definire i voti».
Così, a mezzogiorno circa, per Federica è arrivato un bel 110: «È solo un numero! – ci tiene a precisare – Certo, dà soddisfazione, ma un numero non rappresenta una persona».



 A proposito di innovazione, e di guardare al futuro, calza perfettamente la tesi di Marchetti, Dottoressa in Architettura, indrizzo "Pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica ambientale"; titolo della tesi: "Innovazione degli strumenti per il governo sostenibile del territorio. Dai servizi ecosistemici alle letture strutturali: l'esperienza del progetto LOS_DAMA!"

«Il progetto LOS_DAMA! è volto a valorizzare il patrimonio naturale ed anche culturale dei paesaggi periurbani. Si tratta di una bibliografia già scritta, che sarebbe bene che enti e Comuni ascoltassero. – racconta Marchetti – Strumenti per far prevalere la natura sulle costruzioni, perché la natura ha molto da offrire, e troppo spesso ne sottovalutiamo il potere. – conclude – Pensiamo semplicemente al potere degli alberi: catturano l’anidride carbonica, e d’estate offrono un fresco riparo».