sabato 28 aprile 2012

GOTICO PIEMONTESE - 3rza puntata


  Contrariamente al resto del villaggio, fra le mura del Castello l'attività è fervida.
Nonostante il freddo, Donna Matilde tiene corte. Ed anche il marito – il giovane e aitante Conte Alberico – è stranamente al Castello; in genere caccia o corre dietro a qualche bella contadina, ma il freddo pungente ha fatto desistere anche lui.
  Donna Matilde, aiutata dalla Nana Teresina - “regalo di compleanno” del marito – si sta cambiando e acconciando per la cena che seguirà a breve nel salone.
  Nonostante la gelosia di cui è schiava – gelosia possessiva, e non certo figlia di un sentimento verace ed intenso – Donna Matilde è così concentrata su se stessa da non avvedersi che da un po' di tempo nello sguardo del marito sembra essersi smarrito quel desiderio febbrile che – nonostante i reticenti tradimenti – egli da sempre dedicava solo a lei.
  Occorre dire che anche il Conte Alberico – più per mancanza d'arguzia che d'interesse – ancora non si è accorto degli infuocati incontri che da più di un anno hanno luogo fra le mura del suo castello, fra il cameriere Jacques e la sua bella consorte.
  Capelli scuri, occhi castani, pelle che dovrebbe essere definita unta, e modi grezzi. Forse proprio così Jacques ha conquistato Donna Matilde, con quel suo essere così lontano da tutti i crismi che la bella nobile ha conosciuto fin dalla nascita.
  Ed ora pregusta già il prossimo rude incontro, che si terrà al riparo degli spessi tendoni che fiancheggiano il salone e si aprono verso la cucina dalla quale verrà servita la cena.

 Donna Matilde è consapevole di scherzare con il fuoco, e forse sono questi brividi a rendere ai suoi occhi il tutto più eccitante. Nonostante la sua nobile condizione, qualora venisse scoperto il suo adulterio il marito si vedrebbe obbligato – se anche fosse contro la sua volontà – a spedirla dritta al patibolo.
  Si rimira un'ultima volta allo specchio, e si scopre a ridere di se stessa, pensando a come le sia possibile preferire quel bifolco e puzzolente di Jacques al marito, biondo e bellissimo, ma così tremendamente assente.
  Isuoi occhi si fanno ora più seri ed interrogativi, come spauriti, dinnanzi alla sua immagine riflessa, e quasi si mette a parlare fra sé e sé – seppure in silenzio - come per cacciare dalla sua mente fantasmi di stoltezza e punizioni derivanti dalla sua relazione clandestina, quasi a volerla giustificare:
  “Del resto sua Grazia il Conte non c'è mai, e la vera padrona del Castello sono io; sì, io: con tutte le mie virtù, ed è vero, anche le mie perversioni.
Probabilmente qualcuno del personale è a conoscenza dei vivaci appetiti che stuzzicano me e Jacques...ma chi mai potrebbe smascherarmi, o anche solo pensare di poterlo fare? La servitù è tutta analfabeta, ignorante e legata ai soli compiti che spettino ai servi della gleba: servire e riverire noi nobili!
E la nana?!”
_ un malizioso sorriso torna a dipingerle il volto _ “E chi mai crederebbe alle parole di quello scherzo della natura!”
Nuovamente sicura di sé, avvolta dalla sua bellezza senza macchia, Donna Matilde si appresta a scendere nel salone, accogliere gli invitati con un sorriso, dare un bacio ipocrita al marito e...

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