lunedì 23 aprile 2012

GOTICO PIEMONTESE - 1ma puntata

Io ed un mio carissimo amico, Gabriele Bonnin - cantante lirico semi-professionista, voce baritonale - abbiamo cominciato a scrivere un racconto, o meglio una saga, dall'atmosfera gotica appena sottilmente velata di riferimenti ironici, ma soprattutto tenacemente radicata nel Piemonte, nella vita quotidiana dei suoi paesini e dei suoi abitanti. Ecco, più precisamente potremmo dire che si tratta di uno spaccato di vita della provincia piemontese, ambientato nel Medioevo.
 Gradirei presentarvi qui di seguito la "prima puntata", in attesa dei vostri comenti..e perché no, suggerimenti!
 Buona lettura!

                                                      
A. D. 1327 d. C.


 Faceva un freddo come non se ne ricordava a memoria d'uomo; la nebbia si poteva quasi tagliare con il coltello, mentre s'insinuava inesorabile fra le basse case di quel grigio e tetro Borgo, una macchia e niente più tra i boschi di quella zona del Piemonte medievale.
  Al grigio del cielo cupo che non voleva saperne di lasciare spazio al minimo raggio di sole, si confondeva l'esile fumo che si levava alto da quelle catapecchie.
  A monte, sul poggio più alto, stava il castello del signore e padrone incontrastato di quello sputo di villaggio, Conte Alberico, e di Donna Matilde, sua nobile consorte.
  Oltre al castello, poco distante si trovava il convento benedettino, unica fonte di vero aiuto economico e spirituale in quel Borgo altrimenti dimenticato da Dio.
  Il freddo insopportabile, nonostante fosse già marzo inoltrato, costringeva i paesani a stare in casa anche in pieno giorno, a scaldarsi come potevano attorno al focolare all'interno delle loro casupole piene di spifferi, o la sera nelle stalle, tra il calore e i vapori del bestiame.

 Quel giorno era da poco passata l'una del pomeriggio quando Frate Elia era giunto trafelato nella piazza del paese.
 Gli occhi sbarrati di terrore, sembrava scappare da qualcosa che evidentemente rappresentava un pericolo mortale. Frate Elia era stato, da sempre, e continuava ad esserlo, un uomo di fede, un monaco retto e convinto della sua vocazione, che a differenza di molti suoi confratelli non era motivata dall'essere secondogenito.
  Sentiva il cuore esplodere, le tempie pulsare; il freddo lo faceva lacrimare, le mani erano livide, ma lui pareva neppure avvedersene.
 Teneva in mano un crocifisso e lo brandiva contro qualcosa di invisibile.
  <<Pregate e vegliate! Pregate e vegliate!>> _ ripete incessantemente Frate Elia, che si regge a stento in piedi sulla sua gracile struttura.
  Gli occhi allampanati 'stamane sembrano ancor più rossi, mentre senza successo tenta di attirare l'attenzione dei paesani.
  <<Verranno... Verranno...>> _ prosegue con voce ormai roca ed esausta, mentre attorno a lui si radunano solo alcuni ragazzi intenti a schernirlo.
  Era atterrito, ma non urlava, farfugliava piuttosto fra sé e sé. Magro e smunto, sembrava scomparire dentro al saio.
  Nell'apparente deserto di quella piazza Laura aveva scorto dalla finestra della sua casa l'arrivo ed i movimenti scomposti del frate. Con sincero compatimento aveva commentato “a l'é torna sì, bun om! 'l diau a l'é piaslu!” [è di nuovo qui...se l'è preso il diavolo]

 Laura è una donna straordinaria, pronta a regalare un sorriso a tutti, in mezzo alle fatiche di ogni giorno; rimasta vedova giovane, si è ritrovata tutta sola a crescere con sconfinato amore il figlio Ciccio, che ora la ripaga con sconfinata voglia di far nulla; dunque, sempre tutta sola, si è occupata del pesante lavoro nei campi, arrivando ad esserne penalizzata anche nell'aspetto, ora mascolino e dimesso.
  Mentre lei, di ritorno dai campi, smista gli ortaggi appena raccolti che si preoccuperà poi anche di andare in giro a vendere, Ciccio si è limitato a sollevare sulla stanca madre il suo sguardo ebete, per poi immediatamente rituffarsi sulla ciotola di zuppa di cipolle.
  Laura si concede giusto la pausa di un sospiro, volgendo lo sguardo tutt'intorno, all'interno della loro umile ma sempre calorosa ed accogliente dimora: il semplice guardarla le fa sempre tornare in mente i bei tempi in cui andò ad abitarci, giovane ed innamorata sposina, ricca soprattutto di auree speranze; ora non sono sicuramente ricchi, ma la sua operosità li ha almeno resi relativamente benestanti; madonna Laura può inoltre vantarsi di godere del favore della Contessa Matilde che, non per bontà personale ma in virtù di un curioso voto fatto alla Vergine, di tanto in tanto la rende oggetto di donazioni, sia di monete che di viveri.

 Dalla discesa lastricata di pietre che fiancheggia l'abitazione di Laura e Ciccio, ecco scendere Fra' Gismondo, il frate amanuense confratello di Frate Elia, uno dei pochi – talvolta l'unico – ad ascoltare fino in fondo le parole di quel frate dall'aspetto bizzarro.
 <<Fratello, “verranno” chi?>> _ gli domanda, con un moto di curiosità e imbarazzo per la scena che si stava creando nella piazzetta.
 <<Lo senti questo freddo? Questa nebbia, umida, che penetra nelle ossa?
Le vedi queste nubi che oscurano il sole? Osservale bene!
Non senti le voci? LE VOCI!!>> _ Frate Gismondo è ormai abituato a quelle “voci”, udite di tanto in tanto dal suo confratello, ed ora lo osserva con amorevole compassione, chiedendosi, con un po' di timore, fino a quando le stranezze di Frate Elia potranno restare nascoste alle orecchie dell'Inquisizione. Loda intanto fra sé il Signore, perché in quel villaggio tutti vogliono bene ai monaci, e si guarderebbero bene dall'avere l'Inquisizione in casa.
 
 Sebbene analfabeti ed ignoranti, grazie a Pietro tutti conoscono i modi gentili dei “conservatori della fede”. Pietro “l'eretico” si può considerare un vero miracolato di Dio. Si è salvato dal rogo abiurando non si sa esattamente cosa, ma se l'è cavata con un grandissimo spavento.
  E' bastato che gli mostrassero la sala delle macchine di tortura per ottenere la sua immediata abiura, così, con rara clemenza, gli è semplicemente stato imposto di portare, vita natural durante, il saio della vergogna, ed il caso è stato chiuso.

 <<Ti sbagli, non si tratta solo di una primavera che tarda ad arrivare...>> _ durante il tragitto di ritorno al Monastero insieme al confratello, Frate Elia prosegue col suo febbrile monito _ <<Si tratta di un segnale, un segnale del maligno.
Presto il nostro Poggio sarà sconvolto dall'arrivo di tre sorelle. Tre streghe>>
                                                                                           

Nessun commento:

Posta un commento