sabato 28 novembre 2020

La fattoria del sole e delle nuvole

 


Chiudi gli occhi, inspira profondamente, e immagina intensamente. Immagina, e comincerai ad avvertire profumi e rumori, l'aria che ti accarezza il viso.
Parti dal mare. Fai cento passi alla tua sinistra; poi cento passi in avanti; ora cento passi alla tua destra.
Ecco che cominci a scorgere una lussureggiante collina, che ospita poiane, cinghiali, volpi e lupi, tassi e caprioli; lucertole, insetti, coccinelle e api, tante api! Ma anche simpatici animali domestici.
Di fronte a te il verde di erba e alberi, alle tue spalle l'azzurro del mare. Poi, ti volti di centoottanta gradi, per avere il mare di fronte e la collina alle tue spalle. Profumo di fiori, tutti colorati, tutti diversi.
Sei arrivato lì dove potevano portarti solo i passi della fantasia: alla fattoria del sole e delle nuvole.
«O sole mio!» ti accoglie un canto interpretato con voce profonda. Un po' stonato, forse, ma pieno di allegria. È la mucca Carola 🐄 sogna di diventare cantante, e vi si dedica anima e corpo.
«Ritmo, ritmo!» la interrompe una voce acuta e incalzante: è il pulcino Tommasino 🐥 che, invece, si crede ballerino.
Mentre Carola e Tommasino "danno spettacolo", ti viene incontro Bella, la pecorella 🐑 in cerca di spettatori accondiscendenti: «Ciao, come ti chiami?! Seguimi! - e ti fa strada, senza darti il tempo di rispondere - «Hai visto? Hai visto! Bruco l'erba, facendo dei disegni! Ti piace? Ci sono gli umani pittori, oppure grafici, disegnatori... Io invece disegno così, brucando erba e fiori! Ti piace?»
Più del suo talento artistico, cattura l'attenzione per la sua vorticosa energia, intrisa di tenerezza, e viene spontaneo risponderle di sì, farle i complimenti.



Il rumore di un trattore 🚜 squarcia l'atmosfera incantata della natura, ma, all'unisono, Bella, Carola e Tommasino, che hanno raggiunto l'amica, spiegano come si tratti solo di una giostra: «Gli umani si divertono così! AHAHAH! E ci divertiamo anche noi»

Fra api che impollinano, fiori che sbocciano, gabbiani che fanno avanti e indietro dal mare, e versi di tanti animali che si fondono in un'unica melodia, in questa magica fattoria non esiste notte, e tutti sono impegnati nella più importante delle attività: giocano. Anche il sole, che gioca a nascondino con le nuvole ☀🌦🌧
«Oh, ecco che si sta annuvolando!» annuncia Bella.
«Io ho già sentito una gooocciaa» conferma Carola, cantando.
«Balleremo sotto la pioggiaaa!» cinguetta Tommasino, accennando qualche passo.
Sole e nuvole prendono a rincorrersi vorticosamente nel cielo di questa fattoria, che abita nel mondo della fantasia.
E tutti quanti a correre e giocare. Vince chi rimane al sole. E chi si bagna, e poi si asciuga al sole.
Non c'è notte e non c'è sconfitta, nella fattoria del sole e delle nuvole ☀🌧
.•♫•♬•Tutti assieme! Noi cantiamo tutti assieme! .•♫•♬•Noi balliamo tutti assieme!•♬•♫•.•♬•♫•
«𝘔𝘢 𝘥𝘪𝘴𝘦𝘨𝘯𝘰 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘪𝘰!» puntualizza Bella.
.•♫•♬•Noi giochiamo tutti assieme... Gioca insieme .•♫•♬•a noiiii! •♬•♫•.•♬•♫•.


martedì 29 settembre 2020

La vera storia della Coccinella Magica🐞✨🎩✨


 



🎼COCCINELLA MAGICA🎼COCCINELLA MAGICA🎼

C'era una volta... E c'è ancora...
Una terra di confine fra Piemonte e Liguria... Una terra che porta con sé tradizioni, segni di antiche battaglie... E Magia ✨🎩✨
In questa terra, apparentemente normale eppure magico, è racchiuso un bosco incantato, un bosco nel quale ogni creatura, anche gli alberi, sono animati.
✳Cammina... Cammina... Cammina... Cammina... ✳
Il sognatore Pietro, e il più austero Paolo, amici per la pelle, si addentrano per una rilassante passeggiata nel bosco.
«Quell'albero ha parlato!» esclama Pietro.
«Ahah... Ma fatti furbo... Ahahah... Adesso, gli alberi parlano»
Cammina... Cammina... Cammina... ✳
Pietro e Paolo proseguono la passeggiata nel bosco.
«Ma... Gua...guarda! Quello... Quell'albero ha sbadigliato!» _ «Ah! Ah! Ma cos'è... Ti sei ubriacato stamatt... - ma proprio mentre stava scanzonando l'amico, anche Paolo si accorge di qualcosa - Ma... Ma quell'albero ha starnutito... E adesso sta parlando a quello di fronte!»
Paolo ora è spaventato, ma Pietro lo esorta a proseguire senza timore.
Camminano fino a due alberi di nespolo un po' isolati, sotto ai quali intendono sedersi e riposare un po'. Pietro, al solito più espansivo, domanda loro: «Ma voi alberi qua parlate tra voi?» _ «Ahahah! - i nespoli ridono, scambiandosi uno sguardo d'intesa - Certo, perché non dovremmo?»
Mentre Paolo è sempre più confuso, Pietro decide di sorvolare sulla stranezza, ed entrare nel vivo del discorso: «Stavate parlando della Coccinella Magica?»
«Perché, la conoscete?» rispondono incuriositi i nespoli, all'unisono.
«Certo che no! - irrompe Paolo con voce tonante, come risvegliato dal torpore della sua incredulità - ma perché... Esiste davvero?»

«Lei era una coccinella... Si vedeva che era speciale. Fin dalla nascita. Era la coccinella più rumorosa, vivace e curiosa che il mondo abbia mai conosciuto.
Aveva stretto amicizia con un gabbiano che spesso sorvolava da queste parti».
Un giorno la Coccinella salì fino in punta all'albero più alto del bosco, un po' volando, un po' camminando fra corteccia e rami, e fece così tanto baccano, che il Gabbiano non poté fare a meno di notarla.
Non appena le si avvicinò, lei prese a riempirlo di domande, svolazzandogli intorno con entusiasmo, e lui ne fu intenerito.
Da quel giorno, tutte le settimane, una o due volte, il Gabbiano tornava a trovare la sua Coccinella, raccontandole di quel mare così sconfinato dove viveva e pescava pesci, e di quel borgo che aveva scelto come casa sua.
«Si chiama Cervo? Ah ah, non ci credo, mi stai prendendo in giro!» la Coccinella era estasiata ad ascoltare quei racconti, e il Gabbiano non si faceva pregare.
«Davvero! Si chiama Cervo, ed è un borgo che si affaccia sul mare, quell'immensa distesa di acqua che unisce tutto il mondo; - nell'udire quelle parole, ogni volta, per la Coccinella l'eccitazione era tanta che doveva mettersi a svolazzare freneticamente - è fatto di pietre e vicoli stretti, costruito ed abitato dagli umani».
«Eccolo! - un urlo sussurrato quello della Coccinella, che colpisce di sorpresa il Gabbiano - quello è un cervo!»
«Bravissima: proprio Cervo, allo stesso modo, si chiama quel posto».
«E... Un giorno mi porterai con te a vederlo? - il tono della Coccinella è implorante, mentre sbatte voluttuosamente le ali, come fossero ciglia - Così finalmente vedrò anch'io il mare sconfinato!» lo urla al bosco e al mondo, come fosse già cosa fatta.
Il becco del Gabbiano si schiude in un tenero sorriso: «Dai, fammici pensare. Per il momento, al mare, ci torno io, a pescare: mi è venuta fame!»

E il Gabbiano volò via, fermandosi qualche minuto ad osservare una Coccinella sognante e speranzosa, senza più essere visto.
Combattuto sul da farsi, fra il piacere di esaudire il grande desiderio di Coccinella, e la paura di metterla in pericolo, non si fece vedere per ben dieci giorni.
Ma, l'undicesimo...

«Prometti di ascoltarmi... Ascoltare tutto ciò che ti dico?»
«Mi sei mancato così taaanto!» Coccinella gli vola incontro, commossa dalla gioia. E, benché si fosse ripromessa di sgridarlo per tanta assenza, la felicità è tanta che si limita a domandargli, con dolcezza, dove fosse stato tutti quei giorni.
«Non fare domande, e salta su. Ci facciamo un bel volo». La Coccinella si accomoda proprio sulla testa del Gabbiano, per godersi ogni centimetro di paesaggio. «Mi sembra già di sentire il profumo del mare!» urla. «Ma se non ci sei mai stata, come fai a riconoscerlo? - la voce del Gabbiano è ebbra di felicità e orgoglio, per riuscire a far vivere quell'esperienza alla Coccinella del bosco. - Comunque sì, è vero: quello che senti, è proprio il profumo del mare»
«È buoniiissimooo! - e un istante dopo, l'ondeggiante distesa di acqua, le si para davanti agli occhi - ma è davvero... GRAANDIIISSIMOOO!»
La Coccinella è più che entusiasta, ed il Gabbiano felice quanto lo si può essere solo donando gioia agli altri.
«Tienti forte!» plana deciso verso una spiaggia, con il Borgo alle spalle, da cui si vede svettare la Chiesa dei Coralli.
Ora Coccinella piange di felicità, è incapace di parlare. «Ecco qua il mare, che unisce tutto il mondo, e dona vita. Aspettami qua in spiaggia, rilassati, mentre io vado in acqua a pescare. Quando tornò, ti porto a fare un giro del Borgo».
Il Gabbiano avanza di qualche metro, poi torna indietro, per mettere in guardia la Coccinella, senza però volerla spaventare: «Mi raccomando, non andare nel Borgo da sola, per nessun motivo!» _ «Tranquillo, ti aspetto qua, intanto mi godo il mare!»
Dopo qualche minuto, a fare da controcanto al fragore delle onde che si infrangono a riva, si insinua una musica sinuosa, irresistibile, ipnotica. Proviene da un violino suonato con maestria.
La Coccinella cerca di resistere, ha promesso al Gabbiano di aspettarlo in spiaggia. Ma il richiamo delle note si fa sempre più pressante fino a quando, pur consapevole di sbagliare, la Coccinella cede, e si inoltra fra i vicoli del Borgo, seguendo le note del violino.

«È qui che la situazione si fa triste» i nespoli interrompono la narrazione fra i singhiozzi, mentre Pietro e Paolo li incalzano a proseguire.
«A suonare il violino, era una strega!» _ «Sì, titolare del negozio di giocattoli all'interno del Borgo!» a mano a mano, le loro voci si fanno rabbioso, mentre narrano come la dolce ed ingenua Coccinella, in preda alla paura ma incapace di resistere a quella musica, si sia lasciata circuire dalla strega, che l'ha resa prigioniera e trasformata in un giocattolo.
«All'arrivo del Gabbiano, non c'era più nulla da fare: l'incantesimo era stato compiuto» _ «Fu lui a volare rabbiosamente dal mare fino a qua, intonando un canto straziante, comunicando la triste fine della Coccinella, per la quale si sentiva responsabile.» - «Da allora, sin quando è vissuto, ha impegnato la sua vita a distruggere, uno dopo l'altro, i violini diabolici di quella strega. Per quel poco che è valso».
«E della Coccinella, che ne è stato? E perché Magica?» domandano all'unisono Pietro e Paolo, emotivamente coinvolti da quella storia.
«La Coccinella... Il suo cuore, era così generoso e buono che il maleficio nulla poté contro la sua bontà. Venne trasformata in un giocattolo di legno con sonagli; e da allora, per tutti questi anni e per sempre, ogni volta che viene acquistata, per la disperazione della strega si rigenera sugli scaffali... Ed altri bambini la desiderano, ed anche adulti, per i loro piccoli. I suoi sonaglietti, generano un suono magico, capace di donare gioia e protezione, ad ogni bambino che vi giochi... Sarà immediatamente felice, guarito da ogni tristezza».

.•♫•♬•COCCINELLA MAGICA 🎼 COCCINELLA MAGICA•♬•♫•.


martedì 15 settembre 2020

A spasso per il paese con Poggio Oddone


 

PEROSA ARGENTINA _ Torna la Rievocazione Storica Poggio Oddone - Terra di Confine, con un'edizione volta a far conoscere appieno il Comune di Perosa Argentina, in provincia di Torino, all'imbocco delle montagne che ospitano il sentiero del Plaisentif.
Sabato 19 e domenica 20 settembre, l'intero paese prenderà vita per ospitare la ventunesima edizione della rassegna, prima manifestazione perosina dell'era Covid. 
«Fra le nuove norme per il Covid, ma anche le regole in materia di sicurezza vigenti già nelle ultime manifestazioni, e che ovviamente non sono scomparse, e in più le concomitanti elezioni, che vanno ad occupare gli spazi solitamente destinati alla Rievocazione Storica, abbiamo davvero rischiato di arrenderci – racconta Fabrizio Bertalotto, Presidente dell’Associazione Culturale Poggio Oddone – invece ne abbiamo approfittato per mettere in piedi una nuova formula, che permetterà ai partecipanti di conoscere meglio Perosa e le sue risorse, i suoi esercizi commerciali».
Fra le novità, spicca la caccia al tesoro: gli oggetti da cercare, saranno nascosti fra le vetrine dei vari negozi di Perosa Argentina; «Il tema portante, saranno il Plaisentif ed il Dahu, le nostre eccellenze e tipicità locali» precisa Bertalotto. Sarà possibile partecipare alla caccia al tesoro, il sabato  dalle 15 alle 19, e la domenica dalle 9 alle 12; l'iscrizione è gratuita, con partenza da Piazza Europa, vi sarà un omaggio per tutti i partecipanti, ed estrazione di due premi presso Ferraretto (iscrizione e distribuzione materiale occorrente, un'ora prima rispetto agli orari di gioco. Per i minorenni, è necessario essere accompagnati da un adulto).
«Abbiamo pensato alla caccia al tesoro come occasione di divertimento per i bambini, ma anche per gli adulti – sottolinea Bertalotto – dopo il periodo di chiusura che abbiamo vissuto, c’è voglia e bisogno di spensieratezza, voglia di andare in giro, camminare».

Sabato sera, alle 19, sarà possibile fare la cena a tema, fra gli esercenti locali: Ristorante Pizzeria Sapori in frazione Meano, Bar Ristorante Bocciofila La Perosina in piazza Abegg, Bar Ristorante Hotel Valentino in piazza III Alpini, Brasseria Il Topogriglio in piazza Marconi, Pizzeria da Lillo ai Pioppi in via Gütermann.
Dopo cena, alle 21, nella piazzetta antistante il Parco Tron, che si affaccia su via Re Umberto, sarà possibile un tuffo nel passato, fra favole e racconti delle nostre Valli, dedicate ai bambini di oggi.

Domenica 20, oltre al consueto mercato domenicale in piazza III Alpini, dalle 9 alle 18 tradizionale fiera per le vie del paese, fra artigianato e prodotti tipici, e primo giorno di vendita  del Plaisentif 2020, il caratteristico formaggio delle viole, così chiamato perché ottenuto da latte crudo munto da mucche in alpeggio fra l'Alta Val Chisone e l'Alta Val Susa fra giugno e luglio, periodo di fioritura delle viole.
Alle 11, in piazza Europa, degustazione comparativa del Plaisentif. Pranzo freddo da asporto da degustare per le vie del paese, oppure nuovamente pranzo tipico fra gli stessi locali della cena di sabato.
Lungo il percorso della fiera, sarà possibile ammirare diverse mostre e anche musica e suoni che raccontano le Valli Occitane. «Con le nuove norme Covid, abbiamo dovuto pensare di allestire tutto all’aperto – racconta Bertalotto – ma in ogni caso le aule solitamente adibite all’allestimento mostre, saranno occupate per le elezioni».
Fra le mostre, spiccherà "Io resto a casa ma..." che esporrà le opere del concorso indetto dall'Associazione Culturale Poggio Oddone, rivolto a grandi e piccini, durante il periodo del lockdown.
La Santa Messa delle 10, nella Chiesa Parrocchiale di San Genesio, vedrà la rappresentanza di gruppi storici in costume, ed alla fine verrà distribuito il pane benedetto, offerto dall'Associazione Poggio Oddone.
Dalle 9 alle 14, e dalle 17 alle 18,30, visite guidate ai rifugi antiaerei di via Roma, 63, per le quali è obbligatorio prenotarsi al numero 3482796415.
Alle 10, visita paesaggistica e botanica del Parco Gay, con la guida del Professor Giancarlo Bounous, già Direttore del Dipartimento di Coltura Arborea dell'Università di Torino. Obbligo di prenotazione al numero 3492745983, e ritrovo in piazza Europa alle 9,45.
Visita guidata anche alla Galleria Civica della Fisarmonica di Perosa (orario 10,30-12,30 e 15-18).

Sempre il pomeriggio di domenica vedrà anche teatro itinerante per le vie del paese, con lo spettacolo Nulla è come appare  - inserito all'interno della rassegna Paesaggi di s-confine - e la presentazione del terzo step del "sistema Plaisentif" a cura dell'Associazione Culturale Poggio Oddone in collaborazione con CNA Pinerolo e 16 fra artigiani e ristoratori di Perosa.

«Sarebbe stato più facile arrendersi, ma abbiamo voluto fare la nostra parte per dare un segnale di normalità. – conclude Fabrizio Bertalotto – All’insegna della sicurezza, con le mascherine tutto dove è necessario, mantenendo le distanze ed evitando assembramenti, ma questa manifestazione ci è sembrata un bel ritorno alla normalità».



Per informazioni, prenotazioni e dettagli: 3335222723 - 3402634073 - 3338560591 - poggio.oddone@libero.it 

https://www.facebook.com/poggio.oddone



mercoledì 13 maggio 2020

Un infingardo Giunti sul "Molo" - intervista divertente ma seria








«Ci sarà da divertirsi!» ad anticiparlo è il Dottor Luca Giunti, che venerdì 15, alle 21,15, sarà in diretta streaming sul canale YouTube del Molo di Lilith, https://www.youtube.com/channel/UCCrbu6U4P24AMq-_goSe1rw circolo Arci di Torino nato nel 2014.
Giunti, guardiaparco e divulgatore scientifico, si occupa di educazione ambientale e valutazione dell'impatto dell'uomo sull'ambiente.
L'evento di venerdì sera, fa parte della rassegna "Sguardi politico sociali", cominciata qualche mese fa sul palco del Molo, in via Cigliano, 7 a Torino «Rassegna che ora prosegue in modalità streaming, a causa della pandemia di Covid» precisa Claudia, responsabile della programmazione culturale e teatrale al Molo di Lilith.
Al circolo, ora chiuso per Covid, è normalmente possibile mangiare e bere scegliendo "etichette" etiche e biosostenibili, assistere a spettacoli teatrali, musicali, presentazioni di libri e cene a tema.
Le interviste di questa rassegna vengono definite scherzosamente "infingarde" «e vedono protagoniste persone che, a vario titolo, sono informate su eventi di attualità - racconta Claudia - è il nostro modo di fare informazione, distinguendoci da quella spesso superficiale e monodirezionale».
Giunti, nel suo intervento, racconterà i cambiamenti di flora e soprattutto fauna, durante queste settimane di "clausura forzata" degli esseri umani e, con il piglio ironico che lo contraddistingue, guiderà gli spettatori a chiedersi se e come possiamo cambiare la nostra relazione nei confronti della natura.
Per chi non riuscisse a collegarsi alla diretta, l'intervista resterà disponibile sul canale YouTube a partire da sabato 16 maggio.

giovedì 7 maggio 2020

Storia di un pomodoro che si era stancato di restare nell'orto 🍅




C'era una volta un pomodoro🍅
Un pomodoro che appena nato, si era presto stufato di stare lì, nell'orto.
Ogni giorno, il contadino, cappello in testa, un po' storto, si presentava nell'orto a curare le piante, e sceglieva i pomodori più grandi e maturi da raccogliere e mettere in una cesta; in un'altra, invece, raccoglieva quelli appena rosati, che sarebbero maturati poi, perché andavano spediti più lontani.
Pomo D'Oro, ancora piccino e verde si faceva ancora più piccino, mentre guardava al cielo e sognava, immaginando quanti altri paesaggi e vite esistessero sotto quello stesso cielo.
Ma anche Pomo D'Oro cominciò a crescere e diventare rosato, quando notò in lontananza il contadino tornare. Fu allora che desiderò con tutte le sue forze di avere le ali, come la famiglia di poiane che osservava quotidianamente andare a caccia sopra la collina alberata alle sue spalle.
E per incanto, d'un tratto, prese il volo.
Sorvolò il suo ed altri orti, giardini fioriti, erbacce... Ma anche tetti, e persino un po' di traffico.
Quando trovò un balcone ed una finestra aperta, che sembravano richiamarlo:
«Ciaooo! Io sono...ehm...ero un pomodoro. Ma non mi piaceva fare quella vita. Sempre lì, fermo in quell'orto, ad aspettare di crescere per essere raccolto e poi mangiato»
«Io sono Francesco» gli giunse in risposta, da due grandi occhi vispi e grigi, pieni di curiosità.
«Mi trovavo lì, nell'orto, dove sono nato... Con tanti miei fratelli. Nasciamo piccoli e verdi, e dobbiamo semplicemente prendere il sole, un po' di pioggia, e crescere. Se la pioggia non è sufficiente, un signore viene, e ci dà dell'altra acqua per dissetarci. - Pomo D'Oro è felicissimo di raccontare la sua vita a Francesco che lo ascolta - Quando siamo "maturi al punto giusto", proprio così ci viene detto, veniamo raccolti, e portati sulle tavole della gente»
Francesco sgrana gli occhi, e Pomo D'oro conclude: «Facciamo tanto bene, sai?! Solo che a me, quella vita, non andava. Volevo di più, ero curioso».
E curioso lo è molto anche Francesco, di saperne di più di questo Pomo D'oro. E da parte sua, si limita a dire: «Come vedi ora sono qua in cucina, con mamma e papà che stanno preparando cena. Ma se mi viene fame, mi basta piangere un po', e la mamma mi dà il suo latte» _ «Il suo latte? - Pomo D'Oro è davvero stupito - Io invece ogni tanto dovrò uscire, volare fuori... Per prendere un po' di sole, o la pioggia, o buttarmi in una pozza d'acqua».
Scende un attimo di silenzio fra loro; si odono lo sfriculiare dei fornelli, la cappa accesa, le voci della mamma e del papà di Francesco che chiacchierano, l'abbaiare di Birba, la sua sorellina pelosa, e, in sottofondo, la tv accesa. Rumori e suoni dai quali Francesco e Pomo D'Oro paiono lasciarsi cullare, quando quest'ultimo incalza il primo: «Posso restare qui con te? Mi vuoi come amico?»
Francesco, in risposta, lo carezza con goffa dolcezza. «Vedi? Mi sono rimaste la forma tondeggiante, ed il colore rosato. Ma mi sono spuntate queste adorate e preziosissime alucce - Pomo D'Oro si mostra a tutto tondo - due piccole manine, due piccole zampettine, gli occhietti, un nasino a forma di cuoricino, due orecchiette e una codina, sempre a forma di cuoricino»
Francesco ascoltava ed osservava Pomo D'Oro, fino ad addormentarsi, sorridendo.
E fu così che ebbe inizio l'amicizia tra Francesco e Pomo D'Oro, promessa di grandi avventure 🍅❤

martedì 28 aprile 2020

«Il popolo ha fame? Che esca ad infettarsi. Ma senza divertirsi»


Tutti che si lamentano perché dall'ultima supercazzola del Presidente bel tenebroso, si è alla fin fine evinto che avremo ben poche libertà.
Forse vi è sfuggito qualcosa: dovremmo processarlo per l'atroce crimine di aver preso provvedimenti troppo tardi, quando già a fine gennaio aveva decretato in gran segreto, lo stato d'allarme; mentre compagno Zingaretti e tutta l'accolita di Sinistri, compresa la Lucarelli, che ora fa finta di nulla, ci invitavano a guardarci dal vero pericolo: il RAZZISMO! Ed allora, tutti assieme a festeggiare, meglio se dai cinesi... Mica come quei fascioleghisti! E guai a chiudere le frontiere.
Poi c'era il re dei virologi (l'ha decretato Fazio, conoscete forse una fonte più attendibile?) Burioni, che a febbraio ancora asseriva come in Italia fosse più saggio avere paura di essere colpiti da un fulmine, che non di contrarre questo nuovo Coronavirus.
Il distanziamento sociale, avrebbe potuto sortire un effetto di definitivo contenimento del virus, se attuato subito. Ora, invece, funziona solo finché dura.
Ma adesso che non ha, non hanno, né la possibilità, ma soprattutto la capacità e la voglia di tenerci ancora in casa senza lavorare, perché di tirare fuori i soldi, magari rinunciandoci loro, non se ne parla, allora arriva un liberi tutti. Ma solo di lavorare, e ammalarsi. Ancora senza adeguate protezioni, test sierologici e tamponi. E, soprattutto, una volta ammalati, senza la voglia di cominciare le cure per tempo... Che ci sia dietro la volontà di vendere vaccini?
No, non mi consola constatare che i governi di tutto il mondo hanno compiuto più o meno gli stessi errori.
Intanto, fonte Milena Gabanelli - Corriere della Sera ecco un po' di numeri, chiari, e spaventosi:
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/morti-covid-tutte-bugie-dell-europa-ecco-dati-reali/1c28ca00-88b3-11ea-96e3-c7b28bb4a705-va.shtml

mercoledì 22 aprile 2020

La verità, ti fa male, lo so...



Allora forse i termini "complottismo" e "complottisti" non erano ancora tanto in voga, ma per quanti decenni sono stati negati i danni del fumo di sigaretta, con tanto di ricerche scientifiche "ufficiali" realizzate ad hoc, e l'intera industria cinematografica a servizio delle lobby del tabacco. 

Fonte: sito AIRC

Oggi, se ti provi ad avanzare dubbi sul fatto che i ripetitori 5G potrebbero danneggiare gravemente salute umana e/o ambientale, sei un complottista; leggi coglione.
Se a fine gennaio/inizio febbraio eri preoccupato da eventuale contagio da Coronavirus, eri cogl... Ehm... Complottista.
Peccato fosse già stato dichiarato stato d'emergenza.
Ed ora, saremo mica così coglio-complottisti da credere che il Covid19 possa essere stato creato in laboratorio, e che vi siano dietro ragioni di business correlati ai vaccini? Quando pare potrebbero servire a guarire, se usati per tempo, antivirali ed altri farmaci poco costosi.
Il che, spiegherebbe questa voglia di seminare terrore fra la popolazione, commettendo ogni Stato il medesimo errore di lasciare circolare troppo il virus per riuscire a contenerlo, quando il vero pericolo di questo nuovo Coronavirus, è chiaramente l'elevata contagiosità.
Mi raccomando, seguite solo le fonti ufficiali, e non credete alle fake news... Siate furbi 😈

martedì 24 marzo 2020

Guarda che luna




 Femmina, magica, influente. Splendente, senza essere abbagliante. Si accontenta di riflettere, e questo, lungi dal lasciarla in disparte, la rende protagonista.
 Da sempre avverto la Luna particolarmente vicina, e guardo a lei come ad una guida, ad un faro di speranza.
 Guarda che luna. Sotto questa stessa luna, un'unica faccia mostrata, si specchiano vette, pianure, campagne, mari, deserti, città. Uomini, con le loro storie.
 La Luna la porto con me sempre. Anche quando fisso un punto nel vuoto, e non importa se davanti io abbia una sedia, un muro o la montagna fuori dalla finestra, mentre nulla permea il mio sguardo volto alla rassegnazione.
 Eppure, sepolta e velata in fondo agli occhi, permane una scintilla.
 Oggi, luna nuova. Non si scorge, eppure c'è.

 In questi giorni la Natura ci sta dimostrando come il pianeta Terra, se noi ci facciamo da parte, viva meglio. Ci sta dimostrando come un essere microscopico - tale Covid19 - sia in grado di metterci in ginocchio, con buona pace del nostro supponente antropocentrismo.
 Ieri ho dovuto uscire, ed un breve giro in macchina mi ha riportato alla mente un incubo fatto da bambina, credo fra i sette ed i nove anni di età, e mai dimenticato: io, che a tre anni, senza capire esattamente cosa significasse, chiedevo ossessivamente a mio padre - «Papà, me l'hai comprato il negozio?!» -  mi sono trovata a sognare un paese deserto con tutti i negozi chiusi, gli ingressi sbarrati da muri di mattoni.
 Ieri gli ingressi non erano sbarrati da mattoni, ma il senso di smarrimento e angoscia erano i medesimi di quell'incubo. Di un pianeta che prosegue a vivere, mentre l'umanità, in pericolo, si nasconde.

 E se la paura, da una parte, tira fuori il più atavico egoismo e le peggiori rivalità fra le persone, dall'altra fa anche brillare la solidarietà e l'altruismo dei tanti uomini e donne di buona volontà. Solo che il Bene - un po' come la Luna - tende ad essere meno eclatante, a fare meno rumore del Male.
 Questa terribile emergenza, lascerà tante, troppe vittime innocenti (come non hanno mai smesso di essercene in ogni angolo del mondo, solo che quando non si è direttamente coinvolti non si ha paura) ma, ne sono certa, porterà ad una rinascita a tutto tondo, persino dal punto di vista economico.
 Starà a noi, quando sarà l'ora, saper rinascere correttamente. Consapevoli, finalmente, che non siamo il vertice di questo Pianeta, ma ne siamo parte, e possiamo continuare a farne parte soltanto rispettandone equilibrio ed armonia.
 Dimostrando, finalmente, di essere davvero la specie intelligente.
 Altrimenti saranno tutti COVID nostri. Perché ne verranno altri.


domenica 8 marzo 2020

8 marzo 2020



Nessuno dice che sia bello, nessuno dice che sia facile. Nessuno dice che non vi siano ripercussioni economiche.
Il punto è che, se non facciamo tutti assieme questi piccoli sacrifici, ci troveremo tutti assieme a vivere una catastrofe, sia sanitaria, che economica.
Osservo le reazioni della gente, e mi accorgo che ora, ovunque e sempre, anche quando quest'emergenza sarà superata, il vero problema è l'antropocentrismo. L'Uomo, che si mette al centro del tutto, davanti a tutto. L'essere umano, unico essere vivente su questo pianeta, che non accetta d'essere parte di un equilibrio. L'Uomo, che non si ferma, neppure è più capace di rallentare. Fino a quando la Natura non lo costringe, brutalmente.
Ora siamo di fronte ad un virus terribilmente infettivo, e dalla sintomatologia subdola, non ancora - per via delle tempistiche ridotte - pienamente chiara neppure a medici e virologi.
Ed occorre che tutti quanti rallentiamo, ci fermiamo il più possibile, prima che Covid19 ci imponga, con violenza, di fermarci del tutto.
Chiunque intenda continuare ad ignorare le disposizioni di contenimento del contagio, ed inviti altri a farlo, in nome della normalità e del rischio economico, è un criminale. E non mi si venga qua ad invocare la libertà di pensiero, perché un pensiero che metta in pericolo la collettività, è un crimine. Altrimenti ci toccherebbe rispettare coloro che, per la strada, in macchina o in moto superano i limiti di velocità (e di buonsenso!) e magari si mettono pure alla guida drogati e/o ubriachi, perché loro non hanno paura.

In questa giornata internazionale della Donna, il mio pensiero, declinato al femminile, va ad una nazione, l'Italia; che amo visceralmente, persino quando chi ci governa combina pasticci ingiustificabili, come fughe di notizie anzitempo, ed altri miei connazionali mi fanno provare vergogna, con la loro fuga nella notte, emblema di una paura che scatena il più feroce degli egoismi.



Il pensiero al femminile, continua poi con un doveroso omaggio ad una bella "storia", che parla di un'infermiera, e di una pizza... Tutto al femminile:


Lo scorso 5 marzo, Sabina Baggioli, infermiera presso l'ospedale Manzoni di Lecco, alle prese con un estenuante tour de force causa contagi da Covid19, dal suo profilo Facebook ci informa di una straordinaria vicenda di umanità: lei e i suoi colleghi, stremati, decidono di concedersi una pizza "a domicilio", ovvero, all'ospedale dove lavorano, perché praticamente ormai sono relegati a vivere lì. Come se loro una vita privata non ce l'avessero... Eppure non li sentiamo lamentare come chi viene invitato a rinunciare ad una gita fuori porta. 
Quando arriva il fattorino con la consegna delle pizze, Sabina fa per pagare, ma si sente rispondere che una donna, presente in pizzeria quando è arrivata la sua telefonata, ha già provveduto a saldare il conto, come ringraziamento ad un'intera categoria, che sta lavorando instancabilmente, con abnegazione, per la salvezza e la tutela di tutti noi. 


La Natura è Madre, è femmina. Ed è innegabile la forza viscerale che alberga dentro ad ogni Donna. Ma i miei auguri, come ogni anno, nel nome dell'inclusività, vanno ad ogni Donna, e ad ogni Uomo che se ne renda degno. Perché solo uniti possiamo avanzare, e la giornata internazionale della Donna potrà essere una festa solamente quando avremo raggiunto il rispetto. Per tutti. 

venerdì 6 marzo 2020

Fra neve e Covid19, in montagna si guarda ad un futuro "verde"




 ROURE (Torino) _ "Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento" sosteneva Charles Darwin.
 Così, in tempi di Covid19, il mondo dell'istruzione sta dando prova di una versatilità che, chi lo sa, potrebbe anche rappresentare vantaggi una volta finita quest'emergenza.
 È il caso del Politecnico di Torino, che lunedì 2 marzo ha visto sette tesisti discutere la loro tesi e laurearsi in remoto.
 «C’è stato un attimo di vero smarrimento, abbiamo saputo all’ultimo che non sarebbe stato possibile recarci in aula a discutere le tesi». A parlare è Federica Marchetti, che lo scorso lunedì 2 marzo è stata fra i primi in tutta Italia a laurearsi in collegamento web.
 Definisce l’esperienza surreale, ma, alla fine, assolutamente positiva: «Mi trovavo nella mia casa in montagna, a Roure, [fra le montagne della Val Chisone, n.d.r.] dove ho invitato amici e parenti che sarebbero stati presenti nell’aula universitaria… Ma così ha potuto essere presente anche Fragola!»

 Fragola è la sua inseparabile e dolcissima cagnolina.

 Marchetti spiega che, in collegamento internet, tramite apposito programma, erano presenti tutti, con webcam e microfoni; l'intera commissione di laurea ed i compagni: «C’erano i relatori, i quali hanno a turno introdotto il loro tesista; ciascuno di noi ha discusso la laurea, mostrando la presentazione Power Point… E verso le 11 c’è stata la pausa, per definire i voti».
Così, a mezzogiorno circa, per Federica è arrivato un bel 110: «È solo un numero! – ci tiene a precisare – Certo, dà soddisfazione, ma un numero non rappresenta una persona».



 A proposito di innovazione, e di guardare al futuro, calza perfettamente la tesi di Marchetti, Dottoressa in Architettura, indrizzo "Pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica ambientale"; titolo della tesi: "Innovazione degli strumenti per il governo sostenibile del territorio. Dai servizi ecosistemici alle letture strutturali: l'esperienza del progetto LOS_DAMA!"

«Il progetto LOS_DAMA! è volto a valorizzare il patrimonio naturale ed anche culturale dei paesaggi periurbani. Si tratta di una bibliografia già scritta, che sarebbe bene che enti e Comuni ascoltassero. – racconta Marchetti – Strumenti per far prevalere la natura sulle costruzioni, perché la natura ha molto da offrire, e troppo spesso ne sottovalutiamo il potere. – conclude – Pensiamo semplicemente al potere degli alberi: catturano l’anidride carbonica, e d’estate offrono un fresco riparo».

sabato 29 febbraio 2020

#restiamoumani





 Se è vero che in medio stat virtus, non siamo di fronte ad un virus che porterà alla fine dell'umanità. Ma neppure di fronte ad una "semplice influenza".
Intanto, perché per la tanto semplice influenza viene infatti predicata, ed in buona parte effettuata, una vaccinazione su larga scala, proprio per proteggere i soggetti più deboli, poi per evitare il collasso cui gli ospedali verserebbero dovessero ricoverare un grande numero di persone contemporaneamente, cosa che avrebbe gravi ripercussioni anche sull'economia.
 Per Covid19, non solo non esiste vaccino, ma le nostre difese immunitarie si trovano assolutamente sprovvedute, in quanto si tratta di una forma totalmente nuova, e non una semplice "variante".
 Una forma nuova, che non è giunta in alternativa, ma è andata a sommarsi alle altre pre-esistenti cause di sofferenza e/o morte. Non lascia le cose invariate, aumenta a livello esponenziale le possibilità di malattia.
 Ed è andata a scoperchiare un'altra grave patologia.

 In principio furono i buonisti. Coi polmoni degli altri.
Quando ancora tutti - o quasi, permettetemi di tirarmi fuori - credevano alla favoletta "in Italia non c'è rischio contagio".
 Ed allora, grandi dimostrazioni di solidarietà ai poveri cinesi. Ma non i poveracci del lavoro sommerso (e quindi privi di qual si voglia controllo) a spaccare le pietre o a prostituirsi nei centri massaggi.
 No, ai cinesi degli esercizi commerciali ed in particolare degli adorati ristoranti. Quelli che, ad esempio nella "mia" Torino, aprono una media di quattro nuove attività al mese. Mentre per quanto riguarda i miei italici colleghi commercianti, evidentemente stiamo subendo un rincoglionimento di massa, perché andiamo avanti ad indebitarci fino a chiudere, sempre più numerosi. E la stessa cosa vale non solo al dettaglio, ma ancora di più all'ingrosso.
Ma poverini, i cinesi, che perdono incassi. Mi viene quasi da piangere.
Allora tutti di corsa ad organizzare grandi pranzi e cene nei loro ristoranti.
Che se ti provavi a dire che, per mero calcolo delle probabilità, e non facendo finta di ignorare il sommerso fuori controllo che si nasconde dietro, da lì avrebbe potuto propagarsi una bomba di contagi, eri - alle solite - razzista, fascista... Perché no, pure un po' populista.
Fortunatamente la comunità cinese a Prato, con maggiore intelligenza e senso civico, ha chiesto una quarantena volontaria.
Tuttavia, prima del cosiddetto "paziente 1“ - e senza ancora essere riusciti a risolvere l'arcano del "paziente 0", ormai pressoché inutile - sembravo io la pazza, patetica, ad aver rinunciato ad andare nella calca sanremese del Festival (ospitando oltretutto una vita in grembo) perché, si sa, per limitare questo tipo di contagio, conviene evitare i luoghi affollati e promiscui (e già mi preoccupavano i provenienti da tutta Europa).
Poi, venne l'ormai celeberrimo "paziente 1", con una vita sociale da fare invidia ai Ferragnez, ed in meno di ventiquattr'ore fu chiaro a tutti (si fa per dire) di trovarsi dinnanzi ad un virus ormai divenuto ubiquitario, con il rischio pandemia dietro l'angolo.
Ed ecco che tutto mi è chiaro: indipendentemente da chi ci governa, fra lassismi, ritardi, errori, il problema alla base è il popolo italiano: ingovernabile.
Che condivide volentieri link nei quali si fa riferimento a vecchi gel per le mani già attivi contro il Coronavirus, perché un click e il prendersela con una fantomatica entità che ci sta raggirando, non costa fatica. Leggere, ascoltare, e capire che Covid19 è solo l'ultimo arrivato, in ordine cronologico, della famiglia dei Coronavirus, così denominata per via della forma, è già troppo sforzo.
L'italiano medio vuole solo stare tranquillo, non cambiare abitudini di una virgola. Mi costa dirlo, da nazionalista, ma è così.
Dunque, ben venga continuare a credere alla favoletta del Covid19 uguale ad una semplice influenza. Infatti nella provincia di Wuhan, dopo aver fatto di tutto per tentare di tenerlo nascosto, hanno dovuto chiedere aiuto. Come se non fossero in grado di gestire "una semplice influenza".
Parlando di Coronavirus, quello del raffreddore, che a noi ormai fa sorridere, ha contribuito abbondantemente allo sterminio di alcune popolazioni invase, il cui sistema immunitario non era preparato. E questo è ciò che rende Covid19 potenzialmente molto più pericoloso in termini di capacità infettiva, e di sintomatologia. Con effetti che possono diventare devastanti sull'intero S.S.N., che potrebbe trovarsi in difficoltà quindi anche a gestire altre emergenze, le quali non sono magicamente sparite perché c'è Covid19.
Ma quando già i contagi avevano cominciato a salire vorticosamente di numero, hanno dovuto intervenire "dall'alto" a chiudere manifestazioni e luoghi di assembramento.
Perché la gente mica ci arriva. Si fa prendere dall'isteria collettiva dell'approvvigionamento risorse, perché andare a fare la spesa in fondo piace; esattamente come piace andare a mangiare nei ristoranti cinesi. Fregandosene allegramente del fatto che gli assembramenti di persone - che siano in supermercati, ristoranti, centri commerciali, sportivi, etc... - incrementano la possibilità di contagio.
Tutto quanto costi anche solo il minimo sacrificio, come la rinuncia ad una lezione di ballo o una diversa modalità di accesso agli accessori medici, viene accolto con lamentele e rabbia. Ed allora ti dicono - sempre loro, quelli del "poveri cinesi che perdono incassi", e che molto probabilmente hanno partecipato a qualche manifestazione o hashtag #restiamoumani - che non hanno alcuna paura di Covid19, tutto allarmismo inutile. Tanto, a morire, sono solo soggetti anziani e/o debilitati.
Io la chiuderei così, con questa vergogna, per lavare la quale non basterà un disinfettante.