martedì 29 settembre 2020

La vera storia della Coccinella Magica🐞✨🎩✨


 



🎼COCCINELLA MAGICA🎼COCCINELLA MAGICA🎼

C'era una volta... E c'è ancora...
Una terra di confine fra Piemonte e Liguria... Una terra che porta con sé tradizioni, segni di antiche battaglie... E Magia ✨🎩✨
In questa terra, apparentemente normale eppure magico, è racchiuso un bosco incantato, un bosco nel quale ogni creatura, anche gli alberi, sono animati.
✳Cammina... Cammina... Cammina... Cammina... ✳
Il sognatore Pietro, e il più austero Paolo, amici per la pelle, si addentrano per una rilassante passeggiata nel bosco.
«Quell'albero ha parlato!» esclama Pietro.
«Ahah... Ma fatti furbo... Ahahah... Adesso, gli alberi parlano»
Cammina... Cammina... Cammina... ✳
Pietro e Paolo proseguono la passeggiata nel bosco.
«Ma... Gua...guarda! Quello... Quell'albero ha sbadigliato!» _ «Ah! Ah! Ma cos'è... Ti sei ubriacato stamatt... - ma proprio mentre stava scanzonando l'amico, anche Paolo si accorge di qualcosa - Ma... Ma quell'albero ha starnutito... E adesso sta parlando a quello di fronte!»
Paolo ora è spaventato, ma Pietro lo esorta a proseguire senza timore.
Camminano fino a due alberi di nespolo un po' isolati, sotto ai quali intendono sedersi e riposare un po'. Pietro, al solito più espansivo, domanda loro: «Ma voi alberi qua parlate tra voi?» _ «Ahahah! - i nespoli ridono, scambiandosi uno sguardo d'intesa - Certo, perché non dovremmo?»
Mentre Paolo è sempre più confuso, Pietro decide di sorvolare sulla stranezza, ed entrare nel vivo del discorso: «Stavate parlando della Coccinella Magica?»
«Perché, la conoscete?» rispondono incuriositi i nespoli, all'unisono.
«Certo che no! - irrompe Paolo con voce tonante, come risvegliato dal torpore della sua incredulità - ma perché... Esiste davvero?»

«Lei era una coccinella... Si vedeva che era speciale. Fin dalla nascita. Era la coccinella più rumorosa, vivace e curiosa che il mondo abbia mai conosciuto.
Aveva stretto amicizia con un gabbiano che spesso sorvolava da queste parti».
Un giorno la Coccinella salì fino in punta all'albero più alto del bosco, un po' volando, un po' camminando fra corteccia e rami, e fece così tanto baccano, che il Gabbiano non poté fare a meno di notarla.
Non appena le si avvicinò, lei prese a riempirlo di domande, svolazzandogli intorno con entusiasmo, e lui ne fu intenerito.
Da quel giorno, tutte le settimane, una o due volte, il Gabbiano tornava a trovare la sua Coccinella, raccontandole di quel mare così sconfinato dove viveva e pescava pesci, e di quel borgo che aveva scelto come casa sua.
«Si chiama Cervo? Ah ah, non ci credo, mi stai prendendo in giro!» la Coccinella era estasiata ad ascoltare quei racconti, e il Gabbiano non si faceva pregare.
«Davvero! Si chiama Cervo, ed è un borgo che si affaccia sul mare, quell'immensa distesa di acqua che unisce tutto il mondo; - nell'udire quelle parole, ogni volta, per la Coccinella l'eccitazione era tanta che doveva mettersi a svolazzare freneticamente - è fatto di pietre e vicoli stretti, costruito ed abitato dagli umani».
«Eccolo! - un urlo sussurrato quello della Coccinella, che colpisce di sorpresa il Gabbiano - quello è un cervo!»
«Bravissima: proprio Cervo, allo stesso modo, si chiama quel posto».
«E... Un giorno mi porterai con te a vederlo? - il tono della Coccinella è implorante, mentre sbatte voluttuosamente le ali, come fossero ciglia - Così finalmente vedrò anch'io il mare sconfinato!» lo urla al bosco e al mondo, come fosse già cosa fatta.
Il becco del Gabbiano si schiude in un tenero sorriso: «Dai, fammici pensare. Per il momento, al mare, ci torno io, a pescare: mi è venuta fame!»

E il Gabbiano volò via, fermandosi qualche minuto ad osservare una Coccinella sognante e speranzosa, senza più essere visto.
Combattuto sul da farsi, fra il piacere di esaudire il grande desiderio di Coccinella, e la paura di metterla in pericolo, non si fece vedere per ben dieci giorni.
Ma, l'undicesimo...

«Prometti di ascoltarmi... Ascoltare tutto ciò che ti dico?»
«Mi sei mancato così taaanto!» Coccinella gli vola incontro, commossa dalla gioia. E, benché si fosse ripromessa di sgridarlo per tanta assenza, la felicità è tanta che si limita a domandargli, con dolcezza, dove fosse stato tutti quei giorni.
«Non fare domande, e salta su. Ci facciamo un bel volo». La Coccinella si accomoda proprio sulla testa del Gabbiano, per godersi ogni centimetro di paesaggio. «Mi sembra già di sentire il profumo del mare!» urla. «Ma se non ci sei mai stata, come fai a riconoscerlo? - la voce del Gabbiano è ebbra di felicità e orgoglio, per riuscire a far vivere quell'esperienza alla Coccinella del bosco. - Comunque sì, è vero: quello che senti, è proprio il profumo del mare»
«È buoniiissimooo! - e un istante dopo, l'ondeggiante distesa di acqua, le si para davanti agli occhi - ma è davvero... GRAANDIIISSIMOOO!»
La Coccinella è più che entusiasta, ed il Gabbiano felice quanto lo si può essere solo donando gioia agli altri.
«Tienti forte!» plana deciso verso una spiaggia, con il Borgo alle spalle, da cui si vede svettare la Chiesa dei Coralli.
Ora Coccinella piange di felicità, è incapace di parlare. «Ecco qua il mare, che unisce tutto il mondo, e dona vita. Aspettami qua in spiaggia, rilassati, mentre io vado in acqua a pescare. Quando tornò, ti porto a fare un giro del Borgo».
Il Gabbiano avanza di qualche metro, poi torna indietro, per mettere in guardia la Coccinella, senza però volerla spaventare: «Mi raccomando, non andare nel Borgo da sola, per nessun motivo!» _ «Tranquillo, ti aspetto qua, intanto mi godo il mare!»
Dopo qualche minuto, a fare da controcanto al fragore delle onde che si infrangono a riva, si insinua una musica sinuosa, irresistibile, ipnotica. Proviene da un violino suonato con maestria.
La Coccinella cerca di resistere, ha promesso al Gabbiano di aspettarlo in spiaggia. Ma il richiamo delle note si fa sempre più pressante fino a quando, pur consapevole di sbagliare, la Coccinella cede, e si inoltra fra i vicoli del Borgo, seguendo le note del violino.

«È qui che la situazione si fa triste» i nespoli interrompono la narrazione fra i singhiozzi, mentre Pietro e Paolo li incalzano a proseguire.
«A suonare il violino, era una strega!» _ «Sì, titolare del negozio di giocattoli all'interno del Borgo!» a mano a mano, le loro voci si fanno rabbioso, mentre narrano come la dolce ed ingenua Coccinella, in preda alla paura ma incapace di resistere a quella musica, si sia lasciata circuire dalla strega, che l'ha resa prigioniera e trasformata in un giocattolo.
«All'arrivo del Gabbiano, non c'era più nulla da fare: l'incantesimo era stato compiuto» _ «Fu lui a volare rabbiosamente dal mare fino a qua, intonando un canto straziante, comunicando la triste fine della Coccinella, per la quale si sentiva responsabile.» - «Da allora, sin quando è vissuto, ha impegnato la sua vita a distruggere, uno dopo l'altro, i violini diabolici di quella strega. Per quel poco che è valso».
«E della Coccinella, che ne è stato? E perché Magica?» domandano all'unisono Pietro e Paolo, emotivamente coinvolti da quella storia.
«La Coccinella... Il suo cuore, era così generoso e buono che il maleficio nulla poté contro la sua bontà. Venne trasformata in un giocattolo di legno con sonagli; e da allora, per tutti questi anni e per sempre, ogni volta che viene acquistata, per la disperazione della strega si rigenera sugli scaffali... Ed altri bambini la desiderano, ed anche adulti, per i loro piccoli. I suoi sonaglietti, generano un suono magico, capace di donare gioia e protezione, ad ogni bambino che vi giochi... Sarà immediatamente felice, guarito da ogni tristezza».

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