lunedì 22 ottobre 2018

BATTI GAI: fra Arte e Natura





PINEROLO (Torino) _ Battista Gai, per tutti semplicemente Batti, lo scorso 8 agosto ha spento 81 candeline. Gli anni, li dimostra solo nella saggezza e nella pacatezza dei modi. Diversamente, è un vulcano di entusiasmo e vitalità.
Un passato da imprenditore; da circa vent’anni è in pensione, benché ancora legato e vigile nei confronti del destino dell’impresa di famiglia, la “Gai Macchine Imbottigliatrici”: «L’azienda è nata a Pinerolo, nel 1946, fondata da mio papà Giacomo; ci siamo poi spostati nel 1985 in provincia di Cuneo, a Ceresole d’Alba, e ci siamo ingranditi. – ricorda Gai Io ho cominciato ad aiutarlo che ero davvero ragazzino, poco più che bambino, come si usava una volta. Ci siamo sempre occupati di macchine imbottigliatrici, tradizionalmente per vino, olio e distillati. A sessantuno anni, con un po’ di coraggio – sottolinea – mi sono fatto da parte, lasciando spazio a mio fratello, Carlo, ingegnere: è molto in gamba, ed è anche un bravo fratello!» conclude l’argomento, con dolcezza ed orgoglio.
Un passato da cacciatore: «Anche a caccia, ho cominciato ad andare da giovane, ed ho continuato a lungo. Poi, dentro di me, è scattato qualcosa. – “Batti” si racconta attraverso le parole, come attraverso le tante arti che pratica, arrivando dritto al cuore – Conservo amicizie fra i cacciatori, e fra i cacciatori ci sono tante brave persone. Ma, per quanto mi riguarda, la caccia è divenuta inammissibile: togliere la vita, la cosa più preziosa, ad un essere vivente, per divertimento… Non potrei più sopportarlo».
Racconta di quando, l’ultima volta che ha imbracciato un fucile, ha sparato ad una femmina di camoscio, una mamma: «Sono sempre stato molto selettivo nello scegliere le prede. Ad esempio già alle pernici bianche non ho mai sparato… Cacciavo i camosci maschi. Mi sembrava che… Un maschio basta per tante femmine, era come se facessi meno danno». Poi sono cambiate le leggi. «Ad un certo punto, non potevi più scegliere tu la tua preda, ma te la assegnavano. Quella volta, mi era stata data una femmina. Le ho sparato, poi sono rimasto a guardare. Poco dopo, è uscito il suo piccolo. Tornato a casa, non ho dormito tutta la notte, pensando a quel piccolo camoscio a cui avevo ucciso la mamma. E lì, ho capito che era ora di smettere».
In realtà, Battista Gai non ha mai smesso di andare a caccia, fra le sue amate montagne della Val Chisone e della Val Susa, ma anche nella “sua” Pinerolo, nella zona di Ceresole d’Alba, e sporadicamente anche altrove, dalla Liguria alla Slovenia. Solo che ora, da un po’ di anni, a caccia ci va armato di obiettivo e fotocamera.
Con le sue ormai celebri foto naturalistiche, sta ottenendo fama e riconoscimenti. Suo il primo premio nel concorso fotografico “posti da lupi” indetto all’interno del progetto co-finanziato dall’Unione Europea “Life WolfAlps”, atto ad assicurare una convivenza stabile fra il lupo e le attività umane.
Ma sono ormai svariate le mostre fotografiche che vedono protagonisti gli scatti di Batti Gai, e gli eventi che lo vedono partecipare attivamente, principalmente in Val Chisone, da Fenestrelle a Pinerolo.
«Capita anche che mi chiamino a parlare nelle scuole, con i bambini. L’altro giorno sono stato in una scuola a Villar Perosa» rivela Gai, felice che le sue immagini siano d’aiuto per divulgare, specialmente ai più piccoli, la bellezza e la varietà della natura.





















È come se la pensione fosse stata la miccia che ha acceso il “sacro fuoco dell’arte”, che ardeva nell’anima di Battista; è subito chiaro, non appena varcata la soglia del suo appartamento, a Pinerolo: si viene accolti da un tripudio di fotografie, ovviamente, ma anche di dipinti – paesaggi, animali ed anche ritratti – animali intagliati in ceppi di legno, e moltissimi bastoni di legno, intagliati con varie e fantasiose fogge, che “Batti” mostra con timida fierezza: «Mentre per i dipinti prendo spunto dalle fotografie, nei bastoni qualcuno ci vede proprio una forma d’arte, per realizzarli prendo spunto solo dalla mia fantasia».



Alcuni dei bastoni intagliati da Batti Gai


























Uno dei dipinti realizzati da Batti Gai
































Come si suol dire, “dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna”. E, al fianco di Battista, fin dall’adolescenza, c’è Adriana, una donna dal sorriso dolcissimo, pronta ad accompagnare Batti anche in escursione.
Con ammirazione, mostra la statua di legno intagliata da Batti che raffigura Piki, il loro ultimo cane, un bassotto a pelo ruvido recentemente scomparso all’età di 15 anni, un grande compagno di vita che manca molto ad entrambi: «L’aveva posizionato lì, sul tappeto, e scendendo le scale mi sono detta “guarda Piki dove si è messo!” Solo dopo mi sono accorta che si trattava della sua statua in legno».





Battista Gai all'opera con la fotocamera




È possibile seguire le foto e gli appuntamenti di Batti Gai, attraverso il suo profilo Facebook, all’indirizzo https://www.facebook.com/profile.php?id=100007405148916

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