lunedì 6 dicembre 2021

ℜ𝔞𝔠𝔠𝔬𝔫𝔱𝔬 𝔡𝔦 𝔑𝔞𝔱𝔞𝔩𝔢 🎅🎄✨🌠🐻🐝🐺

Primavera. Profumo di fiori e brulicare di vita che si risveglia. Come ad esempio l'orso Bruno, risvegliatosi dal letargo. Cammina leggero, saltella nel bosco. Fino a quando la sua attenzione non viene richiamata dal tronco di un maestoso albero. Ed allora Bruno si rizza in piedi, e comincia a strofinare la sua poderosa schiena. Con la coda dell'occhio, nell'incavo del tronco, nota qualcosa, ed esclama con voce meravigliata: «Un favo! Al suo interno ci sarà del succulento miele! Proprio ciò di cui ho bisogno, per rimettermi al mondo dopo il letargo». E con una zampata, divelte tutto, cominciando a cibarsi. Le api che riescono, fuggono spaventate. E venne una calda e soleggiata estate, cui seguì un autunno di cieli grigi, e foglie colorate. Infine, giunse il mese più magico dell'anno: dicembre. Bruno, bello grassoccio, col pancino bello pieno, si affrettava ad accumulare le ultime riserve, prima del lungo riposo del letargo, sotto la neve. È un mezzogiorno di sole, e Bruno sta mangiando bacche, aspettando un momento più propizio per la caccia, quando un'ape va ad infastidirlo. Bzzz.. Bzzz... Bzzz... Occhi, naso, orecchie. Poi ancora naso, ancora orecchie, ancora occhi. Fino a giungere impertinente sulle labbra. Naso. Nuovamente labbra. Orecchie, occhi, ancora labbra. Bruno non riesce proprio a cacciarla, è arrabbiatissima, e molto determinata. «Scommetto che non ti ricordi di me!» esclama l'ape, ponendo almeno momentaneamente fine al furente attacco. Bruno la osserva stordito, incapace di rispondere. «Hai avuto paura che ti pungessi, eh?» Bruno fa cenno di sì con la testa, e l'ape depone la determinazione sin lì mostrata, e scoppia a piangere. «Non, non... Non fare così» le si rivolge Bruno, sempre più stupito. Con imbarazzo, le porge un fiore sopravvissuto fino a dicembre, in quella conca di prato favorevolmente esposta a sud: «Ecco, adesso calmati. E dimmi: chi sei? Dovrei conoscerti?» «Pia, mi chiamo Pia» risponde l'ape, fra i singhiozzi. «Pia... Chi?» prosegue Bruno, sempre più sgomento. «Certo! Per te non ha avuto alcun significato quello che hai fatto!» replica piccata Pia. «Co... Cos'avrei fatto?» «Ah, niente di che, in effetti - ribatte Pia, con tono sarcastico - hai solo distrutto completamente la nostra casa, il nostro villaggio, la nostra vita!» Mentre fa per andarsene, Bruno la ferma: «No, aspetta! Spiegami meglio: non sto capendo» _ «La scorsa primavera: ti sei grattato ben bene contro il tronco di un albero, e poi con una zampata hai mandato in fumo il nostro lavoro, i nostri progetti, i nostri sogni. La possibilità per la Regina di generare nuove api» e se ne va, senza più voltarsi indietro. Bruno, rimasto solo, ricorda quel favo divelto al risveglio dal letargo, per degustare il buonissimo miele. Un gesto compiuto decine, forse centinaia di volte, nel quale non riesce a scorgere colpa. E si dirige a caccia delle ultime prede. Conclusa la giornata, si avvia nel luogo prescelto per essere la tana che lo ospiterà nel suo riposo invernale. È ben nutrito, non gli manca nulla. Così si mette comodo, pronto a dormire. Ma... Bruno è sempre stato un orso particolare. Ricorda una gioiosa infanzia con la mamma e i fratellini. Poi, crescendo, le cose si sono fatte più complicate: è sempre stato un orso più riflessivo, e curioso della vita di tutti gli esseri viventi, non si accontentava di essere un orso. E non si era mai innamorato. Però Pia... Così diversa da lui, fisicamente. Eppure così sinuosa. E con quel carattere egualmente determinato e sognatore... Niente da fare: Bruno non riusciva a prendere sonno. Quest'anno Bruno aveva scritto la letterina a Babbo Natale molto presto: giunti alle porte dell'estate, un'altra stagione degli amori senza trovare un'orsa per lui, con gli altri orsi che ormai lo prendevano in giro, perché lui voleva "innamorarsi", a Babbo Natale ha chiesto di trovare finalmente l'amore. Ed ora Bruno, in preda a quell'euforia totalmente nuova, viene preso dal panico: «Mi sarò mica innamorato di... Di... Un ape?!» Giunge il mattino, e Bruno è deciso più che mai: «Sono sempre stato me stesso, in barba alle convenzioni! Ed ora andrò a cercare Pia, e le dichiarerò il mio amore!» Già: ma come si cerca una piccola ape, in un grande bosco? Bruno stava per farsi cogliere dal panico, ed anche la stanchezza lo attanagliava. Aveva ormai perso le speranze, ed era pronto a fare ritorno alla tana, quand'ecco arrivare una voce, la più soave alle sue orecchie: «Hey orsoooo... Mi stavi cercando?» Nel vedere Pia, il cuore comincia a battergli forte in petto, ma prova a fare il duro: «Mi chiamo Bruno. Ieri non me l'hai neanche chiesto» _ «Ciao Bruno» risponde Pia, con voce suadente, appoggiandosi leggiadra sulla sua guancia. Bruno si scioglie, e comincia ad avere paura di un no: «Ecco, ehm... Vedi Pia. Io sono sempre stato un orso un po' particolare e...» Si blocca. Ma Pia, con lo sguardo, lo invita a proseguire. «Ecco, non la farò tanto lunga: Pia, mi sono innamorato di te». Pia è commossa, senza parole. E Bruno prosegue: «Ho distrutto la tua casa, il tuo villaggio... Ma se lo vorrai, potrai venire a vivere con me, nella mia tana. Sarei l'orso più felice del mondo». «Oh... Io, io... Anche io mi sono innamorata di te!» Giunge la Notte di Natale, la più magica dell'anno. Bruno e Pia sono felici e innamorati nella loro tana: «Babbo Natale quest'anno mi ha soddisfatto anzitempo: gli avevo chiesto di trovare l'amore, e l'ho trovato. Non potrei desiderare null'altro» _ «Anch'io, anch'io non potrei desiderare nient'altro: sono davvero felice al tuo fianco!» risponde Pia. Bruno e Pia si guardano a lungo, nel fondo del loro cuore un desiderio c'è, ma non osano esprimerlo. Bruno la accarezza, e prende coraggio: «Mi avevi detto che a causa mia, la tua Regina non ha potuto fare nascere nuove api. Ecco, se vorrai avere dei figli, li cresceremo qua. Li crescerò come figli miei. Noi orsi solitamente non facciamo i papà, ma a me piacerebbe tanto farlo, con te come mamma». Pia abbassa lo sguardo: «Io... Io sono una semplice ape operaia, non posso avere figli». A quel punto, nel buio silenzioso della loro tana, irrompe un celestiale suono di campanelli: «Ma sono i campanelli delle renne di Babbo Natale!» esclamano all'unisono. E poco dopo, sentono mugolare e grattare alla porta della tana. Esce Bruno a controllare: «E tu chi sei?» _ «Mi chiamo Romeo!» _ «E cosa ci fai qui?» Frattanto, alle spalle di Bruno, incuriosita, giunge Pia, che scorge un bellissimo lupacchiotto. «Fallo entrare - si rivolge al marito - è Natale!» Romeo, colmo di gratitudine, termina il suo racconto: «Mi ha portato qui Babbo Natale! Sono nato la scorsa primavera, ed ero appena uscito dalla tana, quando ho perso tutto il mio branco: mamma, papà, fratelli, sorelle, zii... Tutti avvelenati, si dice dagli umani. Io solo mi sono salvato, non ho mangiato di quei Bocconi. E spesso mi sono chiesto il perché. Così, a Babbo Natale ho chiesto una nuova famiglia: volete essere la mia mamma e il mio papà?» 𝔈 𝔳𝔦𝔰𝔰𝔢𝔯𝔬 𝔱𝔲𝔱𝔱𝔦 𝔣𝔢𝔩𝔦𝔠𝔦 𝔢 𝔠𝔬𝔫𝔱𝔢𝔫𝔱𝔦, 𝔭𝔢𝔯 𝔰𝔢𝔪𝔭𝔯𝔢 𝔲𝔫𝔦𝔱𝔦 𝔡𝔞𝔩𝔩𝔞 𝔪𝔞𝔤𝔦𝔞 𝔡𝔢𝔩 𝔑𝔞𝔱𝔞𝔩𝔢 🎅✨🎄🌠🐻🐝🐺

domenica 31 ottobre 2021

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C'era una volta, e c'è ancora... Una famiglia di zucche. Riunita in giardino, tutti pronti ad illuminare la notte, il piccolo zuccotto Chicco chiede a mamma Zucca: «Mamma, mamma! Mi racconti di nuovo la storia, la nostra vera storia? Quella che non fa paura, ma è piena di magia?» E si sente un rumore. Poi, silenzio. Seguito da una risata divertita. È papà Zucca-Castagna, una qualità di zucca dalla polpa particolarmente saporita, che si è divertito a fare uno scherzo. Ma ora, tutti in silenzio ad ascoltare, Mamma Zucca La Storia raccontare: All Hallows'Eve. Vigilia di Ognissanti. Antichissima festa di origini europee, chiamata anche Samhain dai Celti. In questa notte, dalla notte dei tempi, si festeggia la fine del raccolto, quando la Natura va a riposare sotto la coltre di un autunno pronto a farsi inverno. Periodo di zucche, che nutrono, si illuminano e prendono vita, e di streghe che escono allo scoperto. Perché è più comodo ed anche più redditizio raccontare una semplice storia di dolcetti, scherzetti, persone travestite da mostri. Ma la realtà è che in questa notte magica e Santa, gli spiriti della Natura si vestono di Luce, e le Streghe escono allo scoperto. Ma chi sono le Streghe? Donne che sentono, vedono e dicono la Verità. E la Verità, si sa, fa paura. In bocca ad una donna, genera un vero e proprio terrore. E mentre le zucche illuminano la notte di Ognissanti, e ci ricordano che 𝖔𝖒𝖓𝖎𝖆 𝖒𝖚𝖓𝖉𝖆 𝖒𝖚𝖓𝖉𝖎𝖘 - ovvero, tutto è puro per i puri, come ci insegna San Paolo - tutti i Santi e i nostri cari defunti riposano là, dove la notte non c'è più, alla Luce del Signore, e noi, ancora in forma mortale, possiamo scherzare e brindare alla Vita. Insieme Uomini, Donne e Streghe, che streghe non sono, ma solo ingiustamente perseguitate. Dunque... Tutti pronti? Zucche accese, menti aperte, cuori pieni di amore per il prossimo e... ₴ł VØⱠ₳ 🎃✨

giovedì 24 giugno 2021

AGATA

Nuvola nera su cielo azzurro, la Mole che spunta, il lampione, il verde degli alberi ed il Castello. Nella città sabauda, fra abituale magnificenza ed eleganza, tutto sembra scorrere con tranquillità. Eppure, in sottofondo, molto molto lieve, è possibile udire un suono, forse una voce che intona una melodia; ma non appena tenderete l'orecchio per ascoltare meglio, eccola tacere. A Torino, si sa, la Magia è nell'aria. Magia bianca che si interseca con la magia nera, ed il tutto si fonde in un grigio di sabauda discrezione. Agata si aggira, camminando o volteggiando nell'aria, come più le garba, dal 17 marzo 1861, agli albori della città di Torino. Non tanto alta, paffutella, carnagione blu trasparente; in testa un berretto blu marine, ornato da un nastro rosso, completo blu con giacca doppiopetto dai bottoni dorati, gonna a ruota che arriva alla caviglia, piccola borsetta rossa portata a mano coordinata a scarpe e nastro del cappello, sedere sporgente e camminata da papera, avanza appoggiandosi ad un bastone di legno, quando non lo fa roteare con maestria. Questo vedreste, se solo poteste vederla. Perché Agata sa rendersi invisibile. Oggi, ha deciso di intrufolarsi al Teatro Regio. Si muove sul palco, camminando goffamente, o librandosi a mezz'aria in modo leggiadro, ed intona "Je veux vivre dans ce rêve" ma qualcuno sta facendo dei lavori, in vista dell'apertura, e pare accorgersi della presenza, guardando insistentemente sul palco. Agata si diverte a muovere i tendoni, osserva le loro facce stupite, e fugge via, lasciando dietro sé solo la traccia di una risata divertita. Vola a mezz'aria, sopra le teste dei passanti. Spalle dritte, testa leggermente rialzata (che non si noti il doppio mento) Agata è ora sopra alle fontane, dinnanzi a Palazzo Madama, e osserva: bambini e cani che giocano, corrono e si divertono, adulti che guardano ammirati; c'è chi cammina assorto, chi in disparte, chi in compagnia. E Agata torna col pensiero alla sua gioventù, prima di diventare invisibile. Sua nonna, le ripeteva sempre un vecchio proverbio francese, che recitava "Pour vivre heureux, vivons cachet" - ovvero "Per vivere felici, viviamo nascosti". Eh sì, perché la gente non aveva alcuna voglia di avere a che fare con loro, la loro pelle blu trasparente, la loro capacità di volteggiare nell'aria, e decine di altre mirabolanti magie. Li accettavano, sì, talvolta si spingevano persino a parlarne bene; ma come si può parlare di uno spettacolo da ammirare a distanza, che mai - assolutamente MAI - dovrà far parte della tua vita. Agata, di carattere pacioccone e solare, come nell'aspetto, stringeva facilmente amicizia con tutti, e i bambini, soprattutto, non stentavano a stringere simpatia, giocare e scherzare insieme. Salvo, magari appena il giorno dopo, evitarla e deriderla assieme agli altri, dopo che in famiglia, oppure bambini più grandi, li avevano messi in guardia. "Ma in guardia da cosa?!" si chiedeva Agata. Ormai alternava tristezza e rabbia, stava per perdere la sua proverbiale giovialità. Fu una notte di San Giovanni, che prese la decisione: mentre guardava ardere il falò, disponeva ad uno ad uno, in un contenitore, i fiori raccolti nel pomeriggio; ne accarezzava i petali, e pregava. Quando tutti i fiori furono nel contenitore, lo riempì di acqua, continuando a pregare, e pregò ancora quando posizionò il tuo tutto al chiaro di luna, poi andò a coricarsi speranzosa. Il mattino dopo, corse a prendere il contenitore, e si lavò con quell'acqua, l'acqua della notte di San Giovanni: «Voglio diventare invisibile, per essere finalmente felice! Nascosta per sempre, agli occhi delle malelingue». Terminato il rituale, ad Agata sembrò che nulla fosse cambiato, e piuttosto delusa uscì. Ma per strada, si accorse che tutto era compiuto: era diventata davvero invisibile! Ed ora poteva sfoggiare la sua magia e la sua diversità senza paura. Così, man mano, prese anche maggiore confidenza con i suoi poteri, fino a volare più in alto, attraversare porte e muri, e diventare immortale. Da allora, ogni giorno, ride, scherza, canta e gioca per Torino, impegnandosi, con i suoi poteri, a renderla sempre più bella, misteriosa e magica✨ Si narra che i cuori più puri riescano ad avvertirne la presenza, interagendo con lei, e ricevendone in cambio il cuore ebbro di gioia. Ad altri, invece, dal cuore inaridito, Agata ruba il cappello, fa sparire oggetti, combina scherzi... E voi, riuscite ad avvertire la presenza di Agata?

venerdì 7 maggio 2021

𝕴𝖑 𝖒𝖊𝖗𝖆𝖛𝖎𝖌𝖑𝖎𝖔𝖘𝖔 𝕽𝖊𝖌𝖓𝖔 𝖉𝖊𝖑 𝕻𝖗𝖎𝖓𝖈𝖎𝖕𝖊 𝕱𝖗𝖆𝖌𝖔𝖉𝖔𝖗𝖔 🍓🍅

Questa è la storia del Principe Fragodoro. Fragodoro - nato Francesco - guida con amore il suo popolo da ormai più di Cinquecento anni: quanti cambiamenti ha vissuto! Il suo Regno, si trova lì: nascosto agli occhi, visibile al cuore. Ovunque vediate un orto, fra i buchini della terra, chiudete gli occhi e sprigionate la fantasia: potrete volare nel Regno di Fragodoro. Ad accogliervi, una sinfonia di arpe e clavicembali. Colori vividi e profumi intensi di frutta e fiori. Poco più di cinquecento anni fa, Fragodoro era ancora un bambino, che, appunto, si chiamava Francesco. Nato di stirpe reale, fuggiva sempre da corte per andare a giocare con gli altri bambini, i bambini del popolo, che ne amavano il potere di staccare i frutti dagli alberi, e gli ortaggi dalla terra, facendone subito rinascere di nuovi a rimpiazzarli. Ogni volta, veniva messo in punizione, perché a Corte non volevano che il popolo venisse a conoscenza di questi poteri: l'abbondanza di cibo, avrebbe reso cittadini meno vulnerabili, e dunque sarebbe stato più difficile sottometterli. Ma Francesco ogni volta tornava a fuggire, raggiungere i suoi amici, e meravigliarli con le sue prodezze; e questi bambini la sera tornavano a casa, recando in dono un abbondante raccolto ai loro genitori. Da Corte, furiosi, chiamarono la Strega Aradia, che gli facesse un incantesimo, in modo di dargli una bella lezione. «E così tu sei Francesco» pronunciò Aradia, con voce stridula. Si trovavano in cima alla torre del castello. Il piccolo Francesco, dava le spalle alla finestra, mentre Aradia se ne stava nascosta nella penombra: di lei si vedevano solo il lungo naso adunco, e i denti di un bianco innaturale, accecante. Camminava strisciando i piedi, e sembrava non avvicinarsi mai. Quando infine fu vicina, Francesco non riuscì a vedere quasi niente, abbagliato da quei denti glaciali, spaventosi. «Ti diverti a fare le magie, eh! Ahahah - la sua risata era agghiacciante, proprio come l'aria che soffiava gelida dalla sua persona, in quella stanza della torre ora invasa dalla luce abbagliante e sinistra dei suoi denti - Ora te ne faccio una io, di magia!» E, di colpo, scomparve. Lei, l'aria gelida, il suo naso adunco e i suoi denti abbaglianti. Francesco si trovò solo nella torre buia. Ma si sentiva strano, tanto strano. Alla luce della finestra, osservò le sue gambe e le sue braccia: ODDIO! ERA... ERA COSÌ STRANO, COSÌ ROSSO! E si addormentò così, piangendo, senza che la mamma o il papà andassero a cercarlo. Arrivò il mattino, un'altra notte ed un altro mattino ancora. Il piccolo Francesco era paralizzato dalla paura, costernato dalla solitudine, dalla mancanza di cibo e acqua. Quand'ecco che da fuori sentì delle voci: erano i suoi amici che lo chiamavano! «Francesco! Francesco!» Erano preoccupati di non averlo più visto. Francesco allora ritrovò un po' di forze, felice di quell'affetto, e si affacciò dalle sbarre della torre: «Eccomi, sono qui!» ma gli amici parvero non riconoscerlo. In preda alla disperazione, Francesco si buttò di sotto, e solo dopo essersi buttato, si rese conto di quando doveva essersi rimpicciolito, per passare attraverso le sbarre. «Aaaahh» Sentendolo gridare, gli amici - che pure non avevano riconosciuto Francesco in quella strana creatura rossa, con gambe e braccia, un'espressione stupita e un ciuffo verde in testa - gli corsero incontro e, tutti insieme, attutirono la sua caduta, salvandolo. «Pietro, Nicola, Antonio!» vedendo come li riconosceva, capirono che quella strana creatura era proprio il loro amico Francesco. Tutti assieme andarono a nascondersi in un posto sicuro, dove Francesco potesse raccontare loro quanto successo. «Ma, ma... Quindi, cosa sono diventato?» _ «Boh? Forse una fragola? O un pomodoro?» E intanto, con la genuinità dei bambini, e la leggiadria di chi ha il cuore pieno di buoni sentimenti, tornarono in strada a giocare. «Ma...! Ho ancora i miei poteri! La strega non è riuscita a togliermeli!» esclamò Francesco, che era ormai deciso ad abbandonare per h la vita di Corte, dov'era stato abbandonato anche da mamma e papà, per restare con i suoi amici. «Ci faremo un nuovo Regno noi! Non abbiamo bisogno di alcun Castello, bastano le normali abitazioni, e la natura. Grazie ai miei poteri, vivremo tutti in prosperità e pace!» «Tu dovrai essere il nostro Principe!» urlarono entusiasti gli amici, mentre continuavano ad avanzare saltellando, tutti assieme. Quando giunsero nei pressi di un piccolo laghetto, sulle cui acque il Principe - prima di nascita, ora di virtù - riuscì a specchiarsi. L'espressione fra il meravigliato e lo sbigottito, esclamò: «In effetti sono un pomodoro che somiglia ad una fragola, e una fragola che somiglia ad un pomodoro. Sarò il Principe Fragodoro 🍓🍅» E fu così che ebbe inizio il Regno, che tutt'oggi, con espressione di imperitura meraviglia, il Principe Fragodoro guida in armonia e prosperità. 𝕴𝖑 𝖒𝖊𝖗𝖆𝖛𝖎𝖌𝖑𝖎𝖔𝖘𝖔 𝕽𝖊𝖌𝖓𝖔 𝖉𝖊𝖑 𝕻𝖗𝖎𝖓𝖈𝖎𝖕𝖊 𝕱𝖗𝖆𝖌𝖔𝖉𝖔𝖗𝖔 🍓🍅