venerdì 7 maggio 2021

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Questa Γ¨ la storia del Principe Fragodoro. Fragodoro - nato Francesco - guida con amore il suo popolo da ormai piΓΉ di Cinquecento anni: quanti cambiamenti ha vissuto! Il suo Regno, si trova lΓ¬: nascosto agli occhi, visibile al cuore. Ovunque vediate un orto, fra i buchini della terra, chiudete gli occhi e sprigionate la fantasia: potrete volare nel Regno di Fragodoro. Ad accogliervi, una sinfonia di arpe e clavicembali. Colori vividi e profumi intensi di frutta e fiori. Poco piΓΉ di cinquecento anni fa, Fragodoro era ancora un bambino, che, appunto, si chiamava Francesco. Nato di stirpe reale, fuggiva sempre da corte per andare a giocare con gli altri bambini, i bambini del popolo, che ne amavano il potere di staccare i frutti dagli alberi, e gli ortaggi dalla terra, facendone subito rinascere di nuovi a rimpiazzarli. Ogni volta, veniva messo in punizione, perchΓ© a Corte non volevano che il popolo venisse a conoscenza di questi poteri: l'abbondanza di cibo, avrebbe reso cittadini meno vulnerabili, e dunque sarebbe stato piΓΉ difficile sottometterli. Ma Francesco ogni volta tornava a fuggire, raggiungere i suoi amici, e meravigliarli con le sue prodezze; e questi bambini la sera tornavano a casa, recando in dono un abbondante raccolto ai loro genitori. Da Corte, furiosi, chiamarono la Strega Aradia, che gli facesse un incantesimo, in modo di dargli una bella lezione. «E cosΓ¬ tu sei Francesco» pronunciΓ² Aradia, con voce stridula. Si trovavano in cima alla torre del castello. Il piccolo Francesco, dava le spalle alla finestra, mentre Aradia se ne stava nascosta nella penombra: di lei si vedevano solo il lungo naso adunco, e i denti di un bianco innaturale, accecante. Camminava strisciando i piedi, e sembrava non avvicinarsi mai. Quando infine fu vicina, Francesco non riuscΓ¬ a vedere quasi niente, abbagliato da quei denti glaciali, spaventosi. «Ti diverti a fare le magie, eh! Ahahah - la sua risata era agghiacciante, proprio come l'aria che soffiava gelida dalla sua persona, in quella stanza della torre ora invasa dalla luce abbagliante e sinistra dei suoi denti - Ora te ne faccio una io, di magia!» E, di colpo, scomparve. Lei, l'aria gelida, il suo naso adunco e i suoi denti abbaglianti. Francesco si trovΓ² solo nella torre buia. Ma si sentiva strano, tanto strano. Alla luce della finestra, osservΓ² le sue gambe e le sue braccia: ODDIO! ERA... ERA COSÌ STRANO, COSÌ ROSSO! E si addormentΓ² cosΓ¬, piangendo, senza che la mamma o il papΓ  andassero a cercarlo. ArrivΓ² il mattino, un'altra notte ed un altro mattino ancora. Il piccolo Francesco era paralizzato dalla paura, costernato dalla solitudine, dalla mancanza di cibo e acqua. Quand'ecco che da fuori sentΓ¬ delle voci: erano i suoi amici che lo chiamavano! «Francesco! Francesco!» Erano preoccupati di non averlo piΓΉ visto. Francesco allora ritrovΓ² un po' di forze, felice di quell'affetto, e si affacciΓ² dalle sbarre della torre: «Eccomi, sono qui!» ma gli amici parvero non riconoscerlo. In preda alla disperazione, Francesco si buttΓ² di sotto, e solo dopo essersi buttato, si rese conto di quando doveva essersi rimpicciolito, per passare attraverso le sbarre. «Aaaahh» Sentendolo gridare, gli amici - che pure non avevano riconosciuto Francesco in quella strana creatura rossa, con gambe e braccia, un'espressione stupita e un ciuffo verde in testa - gli corsero incontro e, tutti insieme, attutirono la sua caduta, salvandolo. «Pietro, Nicola, Antonio!» vedendo come li riconosceva, capirono che quella strana creatura era proprio il loro amico Francesco. Tutti assieme andarono a nascondersi in un posto sicuro, dove Francesco potesse raccontare loro quanto successo. «Ma, ma... Quindi, cosa sono diventato?» _ «Boh? Forse una fragola? O un pomodoro?» E intanto, con la genuinitΓ  dei bambini, e la leggiadria di chi ha il cuore pieno di buoni sentimenti, tornarono in strada a giocare. «Ma...! Ho ancora i miei poteri! La strega non Γ¨ riuscita a togliermeli!» esclamΓ² Francesco, che era ormai deciso ad abbandonare per h la vita di Corte, dov'era stato abbandonato anche da mamma e papΓ , per restare con i suoi amici. «Ci faremo un nuovo Regno noi! Non abbiamo bisogno di alcun Castello, bastano le normali abitazioni, e la natura. Grazie ai miei poteri, vivremo tutti in prosperitΓ  e pace!» «Tu dovrai essere il nostro Principe!» urlarono entusiasti gli amici, mentre continuavano ad avanzare saltellando, tutti assieme. Quando giunsero nei pressi di un piccolo laghetto, sulle cui acque il Principe - prima di nascita, ora di virtΓΉ - riuscΓ¬ a specchiarsi. L'espressione fra il meravigliato e lo sbigottito, esclamΓ²: «In effetti sono un pomodoro che somiglia ad una fragola, e una fragola che somiglia ad un pomodoro. SarΓ² il Principe Fragodoro πŸ“πŸ…» E fu cosΓ¬ che ebbe inizio il Regno, che tutt'oggi, con espressione di imperitura meraviglia, il Principe Fragodoro guida in armonia e prosperitΓ . 𝕴𝖑 π–’π–Šπ–—π–†π–›π–Žπ–Œπ–‘π–Žπ–”π–˜π–” π•½π–Šπ–Œπ–“π–” π–‰π–Šπ–‘ π•»π–—π–Žπ–“π–ˆπ–Žπ–•π–Š π•±π–—π–†π–Œπ–”π–‰π–”π–—π–” πŸ“πŸ…

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