domenica 11 settembre 2016

BUONI O CATTIVI - #11settembre

 Avevo 15 anni compiuti da poco.
Per certi versi, troppo donna. Per altri, troppo bambina.
 La sera prima ero andata a letto, in camera mia... Con i miei tormenti di normale quindicenne...o forse no. Ognuno di noi è unico è speciale, ognuno rappresenta una "anormalità, di per sé, normale".
 Mi corico, e poco dopo mi alzo; devo andare in bagno, ho mal di stomaco, nausea, voglia di rimettere (per un bel po' non riuscirò a mangiare broccoli e cavoletti di Bruxelles). Ma non si tratta di una normale indigestione, non mi reggo in piedi, soffro, esageratamente... Fino a quando arrivano le convulsioni; che questa volta, per il secondo (ed ultimo) episodio epilettico, non mi lasciano del tutto incosciente. Continuo a soffrire.
 Le immagini si susseguono, manco a dirlo, convulse, nella mia mente. L'ambulanza che arriva, la vicina ficcanaso (quella maleducata, che gettava nel nostro terrazzo mozziconi di sigaretta e l'intero pacchetto, quand'era finito). L'arrivo in ospedale... Capisco e non capisco, so e non so...
 E' il secondo episodio, e bisogna cominciare la terapia.
Il giorno dopo, l'11 settembre, non sto male, ma sono a pezzi. E stressata.
 Nel pomeriggio mi dimettono dall'ospedale, ed io desidero solo arrivare a casa e rilassarmi. Stranamente, il desiderio di rilassarmi non coincide con lo sdraiarmi a letto e leggere un libro, ma ho voglia di sedermi davanti alla tv, e cercare un programma che mi diverta, mi distragga, mi faccia sognare.

 Invece, vedo le immagini che tutti conosciamo.

 Allora - per la giovane età, per l'inesperienza, ed anche per il benessere che mi circondava, il futuro roseo che pensavo mi aspettasse - credevo ancora in un mondo nettamente diviso in buoni e cattivi. Per quanto Bush mi stesse antipatico, e lo considerassi un guerrafondaio interessato certamente più al petrolio che non ai suoi stessi cittadini, i suoi discorsi li ascoltavo ancora come vengono proposti i discorsi dei Presidenti nei classici film americani dove il mondo è in pericolo, ma il Presidente americano, leader dei buoni per antonomasia, con coraggio e maestria salverà il Pianeta.

 Eppure, quell'11 settembre, qualcosa è cambiato per sempre, irreparabilmente. Insieme alle Twin Towers, si sono sgretolate tutte le nostre certezze.
 Comunque la si pensi (gli attentati portano la matrice di Al-Qaeda, oppure il vero mandante è stato Bush, per giustificare le sue guerre... Oppure ancora ci sono stati degli infiltrati, dei venduti - questo direi che è certo!! - perché chi da una parte prende, depreda, dall'altra è obbligato a dare) la Democrazia che abbiamo (hanno) tanto impropriamente esportato, a suon di bombe, proiettili, Napalm... Hanno cominciato a restituircela, con la stessa moneta.
 Il Capitalismo, fondato unicamente sugli interessi economici, prescindendo dal valore degli individui, da quel giorno ha cominciato la discesa agli inferi.
 Le differenze sociali si sono acuite.
Ed il terrorismo, la guerra, quelle brutte cose che per noi - Occidentali, fortunati per il solo fatto di essere nati dalla parte finora "giusta" del Pianeta -  erano sinonimo dell'altrove, qualcosa di cui dispiacersi, mentre continuavamo tranquilli la nostra vita patinata, di colpo sono diventate realtà tangibili al nostro fianco.
 Al punto che, da quel giorno, un aereo precipitato e morti facevano tirare un sospiro di sollievo, se il motivo erano un guasto tecnico o un errore umano, ma non c'entravano gli attentati.
 Un mese fa, o poco più, ero a cena: un boato...il terremoto. Ed abbiam pensato: meno male, non è un attentato!!
 Ieri, in mezzo alla festa, alle bancarelle, uno dopo l'altro sono scoppiati due palloncini. E nella mente di tutti, o quasi, il pensiero è stato "mamma mia, pensavo fossero degli spari!"

 Terrorismo. Crisi economica. Paura. Incertezza. Attentati. Fame. Diseguaglianze sociali.
La lista potrebbe continuare all'infinito, ma è possibile riassumerla in un'unica, orrenda parola, che oggi ha più connotazioni, tutte atroci: GUERRA
 E, per l'ennesima volta, faccio mie le parole di Bertold Brecht: "alla fine di ogni guerra (ma già durante...chissà quando arriverà la fine) ci sono vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente fa la fame. Fra i vincitori, egualmente, la povera gente fa la fame".


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