VISSO
_ Silvia Bonomi, 33 anni, nel 2006 ha avvertito l’esigenza di un
ritorno alle origini: «Mio
nonno era pastore. Con mio papà si era, diciamo così, interrotta la
tradizione, e vivevamo in città, a Roma. Io ho voluto riprendere il
mestiere di mio nonno, mettere a frutto le sue competenze, che
mi aveva trasmesso».
Ci
troviamo nel cuore della penisola, precisamente a Visso, nelle
Marche, in provincia di Macerata, nel cuore del Parco Nazionale dei
Monti Sibillini. Quella di Silvia è una storia che parla di una
professionalità che diventa scelta di vita, e forse proprio da
questo parte. Narra di tradizioni antiche, veracemente italiane.
«Ho
deciso di dedicarmi al recupero genetico di una specie che stava
scomparendo, la pecora sopravissana, quella che già allevava
mio nonno – racconta Bonomi, che precisa – la razza
“sopravissana” si chiama così non in riferimento al paese di
Visso Superiore, bensì “superiore” è la qualità
della lana».
Nasce
così l’azienda agricola “la Sopravissana dei Sibillini”. «Per
quasi dieci anni, si è trattato solo di fare investimenti. –
fa presente Bonomi – Ora cominciamo ad intravvedere i primi
risultati».
Dalle
pecore di Silvia Bonomi, non si ricavano né latte e latticini, e
neppure carne: l’intento dell’azienda “la Sopravissana dei
Sibillini” è proprio solo il recupero genetico di questa preziosa
razza tipica. Quello di Silvia, un sogno che, come tutti i sogni, ha
richiesto – e continua a richiedere – costanza, determinazione e
forza di volontà.
Fra
i tanti problemi con cui deve quotidianamente scontrarsi –
burocrazia, tasse, crisi economica generalizzata, etc – c’è,
ovviamente, l’amato e odiato lupo.
«L’umano
pastore teme sempre il lupo, sempre. Perché sa di trovarsi davanti
ad una macchina perfetta, forgiata da madre natura. Una macchina
fortissima, di fronte alla quale una semplice distrazione può
risultare letale».
Sono le parole di una donna che il lupo lo conosce e lo vive sulla
propria pelle. Una donna che a causa del lupo, ha più volte pianto.
«Inizialmente,
le perdite causate dal lupo sono state tali da rendermi accecata dal
dolore! Molto al di là della certamente importante questione
economica, vedere le mie amate pecore, selezionate con passione,
sbranate dal lupo, era straziante… – ammette Bonomi – Però,
mi sono detta: ce la facevano al tempo di mio nonno, a difendersi dal
lupo, dobbiamo farcela anche noi! Il lupo è astuto, intelligente. Ma
in fin dei conti l’umana, quella più intelligente, dovrei essere
io».
Per
l’esperienza ormai decennale di Silvia Bonomi, custode anche della
tradizione di famiglia tramandatale dal nonno, la difesa migliore in
assoluto, l’unica veramente valida, è rappresentata dai cani da
guardiania: «I
cani sono stati in realtà un ritorno al passato. Nelle nostre
zone, lupi ce n’erano molti, quando non esistevano recinzioni
elettrificate, né stazzi blindati per trascorrere la notte; eppure
la pastorizia andava avanti ugualmente. I cani sono i nostri preziosi
colleghi di lavoro: si mimetizzano con le pecore, crescono con loro e
per esse darebbero la vita… E noi umani non potremmo competere con
il loro udito, il loro olfatto, per avvertire in tempo la presenza
dell’astuto lupo, che rimane un bellissimo animale. Ma gli umani
siamo noi».
E
proprio la sua Laga, pastore abruzzese di appena un anno, è stata
protagonista del racconto che Bonomi ha postato su Facebook lo scorso
2 gennaio, che in breve tempo ha catturato l’attenzione di svariate
pagine che seguono il delicato ma possibile equilibrio fra il lupo e
la pastorizia e le altre attività umane.
“Per "nei pressi" non intendo VICINO. Non intendo a qualche decina di metri... intendo FUORI DALLA PORTA” - si può leggere.
La sera del primo gennaio, poco prima delle 20,30, Bonomi stava dando da mangiare alle sue pecore, quando Laga è diventata una belva, e non accennava a calmarsi.
“Immediatamente ho capito: mi trovavo di fronte alla scena più antica del mondo.
Da una parte il Pastore Abruzzese, custode e guardiano delle pecore, disposto a perdere la vita per le sue protette, dall'altro due occhi, gialli come il topazio, incastonati nella figura più nobile che ha sempre suscitato timore e paura nell'immaginario collettivo... il lupo.” - procede testualmente il racconto di Bonomi.
“Per "nei pressi" non intendo VICINO. Non intendo a qualche decina di metri... intendo FUORI DALLA PORTA” - si può leggere.
La sera del primo gennaio, poco prima delle 20,30, Bonomi stava dando da mangiare alle sue pecore, quando Laga è diventata una belva, e non accennava a calmarsi.
“Immediatamente ho capito: mi trovavo di fronte alla scena più antica del mondo.
Da una parte il Pastore Abruzzese, custode e guardiano delle pecore, disposto a perdere la vita per le sue protette, dall'altro due occhi, gialli come il topazio, incastonati nella figura più nobile che ha sempre suscitato timore e paura nell'immaginario collettivo... il lupo.” - procede testualmente il racconto di Bonomi.
Sono
stati minuti di paura, durante i quali Silvia ha temuta che Laga
sfondasse la recinzione per aggredire il lupo, e gli altri quattro
cani accorressero in suo soccorso.
Ma, occhi negli occhi, il lupo ha capito di essere in svantaggio, perché Laga e gli altri cani erano veramente determinati a salvare le pecore, ed è fuggito via.
È stato immediatamente avvisato – come di dovere – l’Ente Parco dei Monti Sibillini: il lupo, munito di radiocollare, è una femmina, di nome Magica.
Ma, occhi negli occhi, il lupo ha capito di essere in svantaggio, perché Laga e gli altri cani erano veramente determinati a salvare le pecore, ed è fuggito via.
È stato immediatamente avvisato – come di dovere – l’Ente Parco dei Monti Sibillini: il lupo, munito di radiocollare, è una femmina, di nome Magica.
Bonomi
ha un messaggio di speranza per i colleghi scettici: «Il
buon cane si trova, sempre. Basta rivolgersi agli allevamenti giusti,
ed ovviamente crescerlo ed educarlo nel modo corretto. Vi
sono anche svariate possibilità, laddove vi sia la necessità di
condividere gli spazi, magari durante gli alpeggi estivi: ad esempio,
può esserci un unico pastore che alleva i cani, e poi si mescolano
le greggi.
– e, tornando alla preziosa memoria del passato – Mio
nonno era solito dire che il buon cane da pastore, non è quello che
uccide il lupo, ma quello che riporta tutte le pecore a casa».
Da
parte di Silvia Bonomi, anche una domanda: «Anche
chi riterrebbe doverosi altri provvedimenti che mirino al
contenimento del lupo, però, nel frattempo, cosa intende fare?
Dobbiamo difenderci, difendere i nostri animali! Con
i cani, innanzitutto, reti elettrificate e tutto quanto in nostro
potere, è possibile convivere con serenità».
Fra
la saggezza dell’esperienza e della memoria, e la vivacità della
gioventù, i sogni di Silvia Bonomi continuano ad espandersi ed
avanzare: «La
lana derivata dalla razza Sopravissana, è una qualità superiore,
conosciuta anche come “cachemire d’Italia”. Siamo già in
contatto con dei tosatori professionisti, ed intendiamo produrre la
lana».
È possibile seguire le avventure ed i progetti di Silvia e della sua azienda, seguendo la sua pagina Facebook https://www.facebook.com/Az-Agricola-La-Sopravissana-dei-Sibillini-di-Silvia-Bonomi-907224739288378/?rc=p
È possibile seguire le avventure ed i progetti di Silvia e della sua azienda, seguendo la sua pagina Facebook https://www.facebook.com/Az-Agricola-La-Sopravissana-dei-Sibillini-di-Silvia-Bonomi-907224739288378/?rc=p