martedì 31 marzo 2015

VANGELO DEL GIORNO (31 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 13,21-33.36-38. 
In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». 
I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. 
Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. 
Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». 
Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». 
Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. 
E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». 
Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; 
alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. 
Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. 
Quando Giuda fu uscito, Gesù disse : «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 
Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho gia detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. 
Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». 
Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». 
Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». 

lunedì 30 marzo 2015

VANGELO DEL GIORNO (30 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 12,1-11. 
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 
Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 
Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. 
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: 
«Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». 
Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 
I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». 
Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 
I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, 
perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. 

VANGELO DEL GIORNO (29 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 14,1-72.15,1-47. 
Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. 
Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo». 
Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. 
Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? 
Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. 
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; 
i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. 
Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 
In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto». 
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. 
Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo. 
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?». 
Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo 
e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 
Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, gia pronta; là preparate per noi». 
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. 
Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. 
Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 
Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: «Sono forse io?». 
Ed egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. 
Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!». 
Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 
Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 
E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. 
In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio». 
E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 
Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. 
Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». 
Allora Pietro gli disse: «Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò». 
Gesù gli disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». 
Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano anche tutti gli altri. 
Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 
Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 
Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 
Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. 
E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». 
Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? 
Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 
Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. 
Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. 
Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 
Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». 
E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 
Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 
Allora gli si accostò dicendo: «Rabbì» e lo baciò. 
Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. 
Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio. 
Allora Gesù disse loro: «Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. 
Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!». 
Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. 
Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. 
Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo. 
Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 
Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. 
Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 
Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi. 
Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 
«Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo». 
Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. 
Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 
Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». 
Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». 
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 
Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. 
Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo percuotevano. 
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote 
e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 
Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. 
E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». 
Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». 
Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo che voi dite». 
Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto. 
Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. 
Allora Pilato prese a interrogarlo: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 
I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. 
Pilato lo interrogò di nuovo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 
Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato. 
Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. 
Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. 
La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. 
Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». 
Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 
Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. 
Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 
Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 
Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 
E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. 
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. 
Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. 
Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 
E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. 
Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. 
Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. 
Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, 
e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. 
Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 
E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. 
Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. 


I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, 
salva te stesso scendendo dalla croce!». 
Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! 
Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. 
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 
Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 
Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 
Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». 
Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. 
Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso. 
Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!». 
C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, 
che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. 
Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, 
Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. 
Pilato si meravigliò che fosse gia morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. 
Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. 
Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. 

VANGELO DEL GIORNO (28 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 11,45-56. 
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. 
Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. 
Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. 
Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». 
Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla 
e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». 
Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione 
e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 
Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. 
Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. 
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 
Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». 

venerdì 27 marzo 2015

VANGELO DEL GIORNO (27 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,31-42. 
In quel tempo, i Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. 
Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». 
Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 
Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? 
Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), 
a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 
Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 
ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». 
Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. 
Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. 
Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 
E in quel luogo molti credettero in lui. 

giovedì 26 marzo 2015

VANGELO DEL GIORNO (26 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 8,51-59. 
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». 
Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". 
Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». 
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", 
e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. 
Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». 
Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». 
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 
Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. 

VANGELO DEL GIORNO (25 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,26-38. 
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 
a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 
Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 
L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 
Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 
e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 
Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 
Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 
nulla è impossibile a Dio». 
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». 
E l'angelo partì da lei. 

VANGELO DEL GIORNO (24 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 8,21-30. 
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». 
Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». 
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 
Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». 
Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. 
Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». 
Non capirono che egli parlava loro del Padre. 
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 
Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». 
A queste sue parole, molti credettero in lui. 

lunedì 23 marzo 2015

VANGELO DEL GIORNO (23 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 8,1-11. 
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 
Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 
gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 
Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 
E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 
E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 
Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 
Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 
Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più». 

VANGELO DEL GIORNO (22 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 12,20-33. 
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. 
Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 
Gesù rispose: «E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. 
In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. 
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. 
Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! 
Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». 
La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 
Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 
Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 
Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». 
Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. 

sabato 21 marzo 2015

VANGELO DEL GIORNO (21 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 7,40-53. 
In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!». 
Altri dicevano: «Questi è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? 
Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?». 
E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. 
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. 
Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto?». 
Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!». 
Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? 
Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? 
Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». 
Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: 
«La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». 
Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea». 
E tornarono ciascuno a casa sua. 

venerdì 20 marzo 2015

VANGELO DEL GIORNO (20 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 7,1-2.10.25-30. 
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. 
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne; 
Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto. 
Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? 
Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? 
Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». 
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 
Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». 
Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.

VANGELO DEL GIORNO (19 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 1,16.18-21.24a. 
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 
Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 
Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.

VANGELO DEL GIORNO (18 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 5,17-30. 
In quel tempo, Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». 
Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. 
Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. 
Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. 
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; 
il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, 
perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 
In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 
In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. 
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; 
e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. 
Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: 
quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 
Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 

VANGELO DEL GIORNO (17 marzo 2015)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 5,1-16. 
Era un giorno di festa per i Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 
V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, 
sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. 
Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. 
Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 
Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». 
Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». 
Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 
E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. 
Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». 
Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». 
Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». 
Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. 
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». 
Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 
Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.